Mar. 9th, 2022

Condominio

Mar. 9th, 2022 03:42 pm
COWT12. WEEK 4
M3: DRABBLE 200

“Molto bene.” Mori si sedette sul tappeto a gambe incrociare, intrecciando le dita sul basso tavolino da tè. “Dichiaro aperta la riunione di condominio.”
Fukuzawa inarcò le sopracciglia, osservando il salone illuminato dal fuoco scoppiettante nel camino. “Quale condominio? Siamo in una villa.”
“Vero,” concordò Mori. “Ma ci tieni tanto a sottolineare le distanze tra di noi-“
“Non ricominciare.”
“Sono arrivato all’illuminante conclusione che dovremo dividerci i piani.” E ovviamente, Mori aveva deciso quale fetta prendersi senza perdere tempo in ragionamenti e votazioni. “Io mi prendo il piano di sopra e tu quello di sotto.”
“Nessuno dei due vive qui!” Ribatté Fukuzawa, esasperato. “Io ho casa mia e tu hai la tua clinica!”
“Sì, ma dormiamo qui spesso e volentieri.” Mori tamburellò le dita sul tavolino, con irritazione. “Quindi, da oggi, se sali al piano di sopra per passare la notte con me, paghi la tassa di transito.”
Fukuzawa lo fissò, domandandosi se ci sarebbe mai stata una fine a quelle assurdità. “Non ci sono tasse di transito in un condominio, quella è la dogana.”
Mori assottigliò gli occhi, sporgendosi sul tavolino con fare minaccioso. “Bene, nel mio condominio, per passare da un piano all’altro, bisogna pagare la dogana.”
COWT12. WEEK 4
M3: DRABBLE 200


La prima volta che lo hai guardato negli occhi, lo hai fatto per caso. Non potevi sapere che ti avrebbero rubato l’anima, impedendoti di rivolgere il tuo sguardo altrove.
“Che cosa stai guardando, Odasaku?”
“Niente.”
Per rispondergli dovresti usare molte, troppe parole e la tua voce non renderebbe loro giustizia. Le scrivi, quando lui non c’è. Forse un giorno gliele farai leggere. “Tra poco ho una riunione.” È scocciato, non ha voglia di andarci. Tu non vuoi che ci vada, ma non glielo dirai mai. Ti piace conversare con lui, tanto che hai cominciato a pensare che i momenti tra voi siano preziosi. No, non gli dirai neanche questo.
“Quando posso rivederti?” Domanda e lo fa sorridendo.
Tu lo guardi ancora in quegli occhi scuri e noti una differenza, un dettaglio a cui hai cominciato a porre attenzione da un po’. Quei due pozzi neri, che ti hanno rapito con la loro immensa tristezza nei giorni in cui vi siete conosciuti, assomigliano sempre di più a un cielo notturno, senza luna. E quando siete insieme, quando non esiste nulla all’infuori di voi, tu credi di vedervi brillare qualche timida stella.
“Quando desideri,” rispondi. “Chiamami e io verrò da te.”
COWT12. WEEK 4
M3: 300

Chuuya appese il calendario del mese al frigo con una calamita. “È febbraio, il secondo mese dell’anno, e siamo già immersi nei pannolini sporchi di merda.” Dichiarò così il suo scarso ottimismo per la situazione.
Seduto al tavolo della cucina, Dazai alzò gli occhi al cielo, poi abbassò la zip della felpa per allattare il suo bambino, prima che cominciasse a lamentarsi.
“Prima notifica del mese,” disse Mori, che aveva appena smesso di litigare con la macchinetta del caffè. “Entro due settimane, il nuovo appartamento sarà pronto.”
Chuuya tolse il cappuccio dal pennarello rosa e fece una bella X sul giorno quindici. “È questo il giorno in cui dovremo cominciare a fare i turni.”
“Grazie del disturbo,” disse Dazai, sarcastico. “Ma posso farcela da solo.”
“Nessuno ce la fa da solo,” obiettò Mori. “Devi fare il genitore, non l’eroe.”
“No, certo, il ruolo dell’eroe spetta a Chuuya!” Esclamò Dazai, invelenito.
“Smettila di avercela con me!” Sbottò il rosso. “Ho agito per il bene di Saku!”
“Svegliarlo nel cuore della notte perché pensi che sia morto, non è agire per il bene di Saku!”
“Era immobile da ore!” Si giustificò Chuuya. “La sindrome della morte in culla è una cosa seria!”
Mori gli lanciò un’occhiata eloquente, ma quella storta di Dazai lo raggiunse per prima. “Non so se sei più ferrato in questioni d’intelligenza o di delicatezza, Chuuya,” disse quest’ultimo.
Il Boss della Port Mafia prese un sorso del suo caffè e fece un respiro profondo. “Seconda notifica del mese: un’enorme di dose di pazienza da recapitare dritta a me.”
Chuuya impugnò il pennarello rosa, pronta a prendere nota sul calendario. Si bloccò a metà dell’atto, sentendosi un idiota. “Era sarcasmo, Boss?” Domandò.
Dazai sbuffò sonoramente. “Intelligenza,” si rispose da solo. “Sei molto più ferrato in intelligenza.”

19 Giugno

Mar. 9th, 2022 04:00 pm
COWT12. WEEK 4
M3: 300

Rintarou si svegliò di soprassalto.
Il sole era alto: un nuovo giorno d’estate era sorto, sorprendendolo ancora in vita. Il campo di battaglia fuori dalle sue finestre taceva, ma la neonata al suo fianco urlava per avere la sua attenzione. Rintarou la prese tra le braccia e la guardò come se non sapesse cosa farci. “Hai fame,” intuì, ma non era completamente presente a se stesso. Le sue gambe lo portarono in cucina come se non fosse lui a comandarle. La ragione gli urlava di agire e lo stava facendo, ma la sua parte emotiva non riusciva a stare dietro agli eventi. La culla di vimini era ancora sul tavolo, dove Hans l’aveva lasciata.
Per avere le mani libere, Rintarou vi depositò la bambina, che non ne fu affatto felice. Vicino al lavandino trovò tutto quello di cui aveva bisogno: biberon e latte in polvere. Mentre l’acqua bolliva, accese la radio alla ricerca di un canale che trasmettesse ancora. Non appena il pentolino sul fuoco cominciò a fumare, lo trovò.
“È la mattina del 19 giugno. Non vi sono notizie ufficiali di come si sia concluso l’attacco, ma sappiamo che i Generali tedeschi sono in riunione di guerra sul campo di battaglia di Weimar. La città non è caduto. Ripeto: Weimar non è caduta.”
“Weimar non è caduta,” si ripeté Rintarou, sollevando la piccina per darle il latte. “Weimar non è caduta.”
Se i Generali tedeschi erano in riunione per studiare una nuova strategia, significava che la loro arma principale era ancora usufruibile e che la guerra si poteva ancora vincere. Hans doveva essere ancora vivo.
Ormai sazia, la bambina non piangeva più. Rintarou la guardò e quando lei rispose al suo sguardo, comprese finalmente che stava stringendo tra le braccia sua figlia.
“Elise,” mormorò, un sorriso incredulo. “Tu sei Elise.”

29 Aprile

Mar. 9th, 2022 04:02 pm
COWT12. WEEK 4
M3: 300


Quando Paul aprì gli occhi, Arthur si stava infilando il cappotto.
“Dove vai?” Domandò il biondo, sollevandosi su di un gomito. Se si fosse alzato in piedi, non era certo che le gambe lo avrebbero retto.
Arthur si voltò. “Scusami, non volevo svegliarti.”
“Dove vai?” Insistette Paul.
“Riunione speciale per gli sviluppi della guerra dell’ultimo mese.”
Paul scosse la testa. “Parigi non è sicura.”
“Sei tu che devi rimanere al sicuro,” ribatté il moro, lanciando una breve occhiata alla culla.
Paul si sedette sul bordo del letto e controllò la situazione: il bambino dormiva sereno, ignaro del mondo che stava cadendo a pezzi intorno a tutti loro. Avvolto nel suo fagottino bianco, i capelli sulla testolina sembravano anche più rossi. “Hai visto di che bel colore sono?” Domandò Paul, allungando una carezza tra quei fili ramati.
“Uhm…” La mente di Arthur era concentrata su qualcosa ben più importante del loro bambino appena nato, evidentemente. Paul ignorò la fitta al petto: la notte precedente, quando il bambino aveva emesso il suo primo vagito, Arthur lo aveva baciato, si era preso cura della loro creatura per lui. Paul aveva pensato fosse amore, ma doveva essersi sbagliato.
“Ho informato Victor dell’evento,” disse Arthur. “Potrebbe venire qui per creare tutti i documenti del caso con te.”
“Se non scegliamo il nome, non posso farlo.”
“Sono certo che saprai trovarne uno,” Arthur gli diede un bacio tra i capelli. “Tornerò presto.” E li lasciò.
Paul si alzò in piedi, arrivò alla scrivania, dove il computer era aperto sull’ultima e-mail mandata: Arthur aveva scritto un rapporto dettagliato sulla nascita del bambino. “29 aprile,” lesse a bassa voce. Aveva un compleanno, gli mancava un nome.
Il passaporto di Arthur gli diede la risposta. “Arthur Nicolas Jean Rimbaud,” lesse. “Nicolas...” Provò e gli piaceva. “Nicolas George.”

Pestaggio

Mar. 9th, 2022 04:03 pm
COWT 12. WEEK 4
M3: 300


Non era una novità che Mori fosse in ritardo. Il lunatico pretendeva la massima precisione da chiunque, ma figurarsi se si disturbava ad avere lo stesso tipo di rispetto nei confronti degli altri. Fukuzawa sedeva sul divano dello studio del medico, occupato in un duello di sguardi con l’orologio appeso sul muro davanti. “Dieci minuti e me ne vado.” Lo ripeteva da quasi un’ora. “Cinque minuti,” si corresse. “Non gli dedico un secon-“
Il portone della clinica si aprì sbattendo e qualcuno si fiondò nella sala visite, senza disturbarsi ad accendere la luce. Nonostante il buio, Fukuzawa non aveva dubbi sull’identià del nuovo arrivato. “Mori,” chiamò scocciato, alzandosi in piedi.
Lo raggiunse e Fukuzawa si bloccò sulla porta. C’era sangue sui vestiti del medico, tra i capelli, sul viso. L’acqua fresca scorreva dal rubinetto e Mori tentata di rimediare al suo aspetto miserabile come poteva.
“Che cosa è successo?” Domandò la guardia del corpo.
“Niente,” rispose Mori, secco. “Tornavo da una riunione col vecchio pazzo e... Gli altri sono messi peggio, non ti preoccupare.”
A Fukuzawa non piacque quella risposta. “In quanti erano?”
“Non li ho contati.”
“Rintarou!” Fukuzawa lo afferrò per costringerlo a guardarlo in faccia. Non ci voleva un esperto per capire che lo avevano picchiato selvaggiamente.
Mori sorrise, spavaldo. “Via quella faccia, Lupo d’Argento,” disse. “Le mie imprese militari non brillano quanto le tue, ma sono un soldato che sa il fatto suo.”
“Perché fare-“
“Un’ex prostituta che si avvicina alla poltrona da Dirigente fa schifo a molti,” spiegò Mori, pulendosi il viso con la manica già sporca. “È la Mafia, tutto qui!”
Mori sminuiva la cosa e Fukuzawa non gli credeva. Una vecchia dinamica.
La guardia del corpo gli afferrò la mano, certo che non sarebbe stato respinto. “Vieni, ti aiuto.”

Nome

Mar. 9th, 2022 04:26 pm
COWT 12. WEEK 4
M3: 200


Te lo hanno affidato, ma non sai assolutamente cosa farne.
A loro non lo hai detto. Non potevi tirarti indietro.
Una missione è una missione, anche se sai già che Black 12 durerà per il resto della tua vita.
Ti guarda. È seduto con le gambe strette al petto, raggomitolato contro il muro. Lo hanno definito in tanti modi durante le riunioni: esperimento, arma, mostro.
Tu lo guardi e vedi solo un essere umano ridotto all’ombra di se stesso. Sai già che il tuo lavoro consisterà nel tirarlo fuori dall’abisso che ha creato intorno a se stesso dal giorno in cui è nato. Non sai nemmeno se nato sia il termine giusto da usare.
“Riesci a capirmi?”
La creatura annuisce.
E allora tu parli, gli spieghi qual è la tua situazione, cosa si aspetta il governo da lui e perché condividerete la vostra vita da quel momento, in avanti.
La creatura ti ascolta distrattamente e dimostra il poco interesse per le tue parole quando t’interrompe. “Come ti chiami?”
È qualcosa d’importante per lui, forse perché nessuno si è disturbato a darne uno a lui.
“Arthur Rimbaud,” rispondi.
E lui avrà il tuo nome: Paul Verlaine. Ma nessuno dei due ancora lo sa.
COWT 12. WEEK 4
M3: 300


“E se ti dicessi che ti amo?”
Dazai allontana lo sguardo dal mare e lo porta sul tuo. A dividervi vi è una lapide in pietra con scritto sopra il tuo nome, ma non è la tua. Un uomo con il tuo nome e il tuo viso è morto, ma non sei tu.
È un concetto difficile da comprendere e ancor più da spiegare.
“Lui non ti ha mai detto che ti amava, vero?”
Ma Dazai lo ha avuto chiaro in testa dal primo momento. Ti sorride amaramente e non si avvicina, non può. “Tu non sei lui.”
“Ma lo sono,” ribatti.
“No, tu hai salvato Ryuunosuke, non me,” insiste Dazai, senza cattiveria. “E va bene così, perché meritava di essere salvato da qualcuno.”
“Qualcosa è andato storto,” riprovi. “Perché io so di aver provato del rimpianto quando lui è morto. Continuo a tornare al Lupin, continuo a rivedere quella scena. Continuo a pensare a quella voce che mi diceva: fermalo. Fermalo o te ne pentirai per tutta la vita.”
Dazai annuisce, ti conosce e non è sorpreso. “Tutte le tue emozioni sono nelle parole che scrivi. Nella vita, sei un uomo pratico: sapevi di avere di fronte a te il nemico e hai agito in tal senso. Lui lo sapeva benissimo, non hai nulla di cui incolparti.”
Ti sta perdonando, non riesci ad accettarlo. “Allora perché il suo dolore di allora, lo sento addosso solo adesso?”
“Perché hai conosciuto me,” risponde Dazai. “Perché ti sei dato il tempo di guardarmi negli occhi e vedere oltre l’abisso. Ma io non sono lui e tu non sei Odasaku. Non ci siamo riuniti.”
“Eppure, è così. Siamo le stesse persone con storie diverse.”
“E che cosa decide chi siamo, se non le nostre storie?”
Non sai come rispondere e sai di averlo perso. No, non lo hai mai avuto.

Alba

Mar. 9th, 2022 07:37 pm
COWT 12. WEEK 4
M3: 300

Il sole di un nuovo giorno sorge su Yokohama e Atsushi si gode lo spettacolo dal balcone di una casa che non gli appartiene, ma che ha cominciato a riconoscere come propria.
L’aria è gelida, troppo per il pigiama leggero che indossa, ma sa che se tornerà dentro a vestirsi, si perderà lo spettacolo del sole che taglia l’orizzonte.
Ryuunosuke viene in suo soccorso, appare alle sue spalle e lo avvolge nel cappotto nero che ha ereditato da Dazai e che Atsushi ha avuto nel giorno in cui il Mastino si è sacrificato per lui.
“Fa freddo, Jinko.” C’è un rimprovero nascosto nelle parole del mafioso, ma Atsushi sorrise. Ryuunosuke si preoccupa, ma non lo dirà mai apertamente.
“Pensavo ti piacesse l’alba,” risponde la Tigre Mannara. “I colori del cielo ti ricordano i miei occhi, lo hai detto tu.”
“I colori del cielo di Monet mi ricordano i tuoi occhi,” replica Ryuunosuke, stringendolo in un abbraccio da dietro, come se fosse un gesto casuale.
“Hai una riunione alle otto e ieri sei rincasato tardi,” dice Atsushi, ma appoggia la nuca alla sua spalla. “Dovresti dormire.”
“Alla Port Mafia appartiene la notte, il giorno al Governo e il tramonto alla tua cara Agenzia. Questo è l’unico momento in cui possiamo non appartenere a nessuno e non prendere posizione,” dice Ryuunosuke.
Atsushi aggrotta la fronte, non capisce. “Spiegati meglio.”
Ryuunosuke scrolla le spalle. “È una cosa a cui pensò da un po’’, ammette. “L’alba non appartiene a nessuno e noi ci svegliamo per rimirarla ogni giorno.”
“E quindi?”
“Se l’alba non appartiene a nessuno, può essere nostra, Jinko.”
Atsushi reclina la testa e lo guarda. Quella di Ryuunosuke suona tanto come una promessa d’amore, di quelle segrete che si sussurrano gli amanti proibiti. E loro lo sono. Sorride. È felice.

5 Maggio

Mar. 9th, 2022 08:00 pm
COWT 12. WEEK 4
M3: 300


5 Maggio. Per te.
Il biglietto arrivato con le diciannove rosse rosse non dice altro. Una data, una semplice dedicata e nessuna firma. Non serve. Atsushi sa da chi viene quel regalo di compleanno, ma questo non basta a farlo tornare coi piedi per terra. Sa di avere le guance rosse e di star mostrando ai suoi colleghi uno spettacolo a dir poco ridicolo, ma non può fare a meno di rileggere quel numero e quelle tre parole. Sono scritti elegantemente, nessuno sospetterebbe che il mittente ha passato la maggior parte della sua vita per le strade dei bassifondi.
“Ho imparato a leggere e scrivere da solo.” Atsushi ricorda la notte in cui Ryuunosuke glielo ha confidato. “Leggere e scrivere, se hai queste abilità puoi fingere di sentirti libero, almeno per un po’.”
Atsushi lo sa, perché anche lui ha trovato rifugio nei libri molte volte, nei giorni bui dell’orfanotrofio.
Quel biglietto scritto a mano ha lo stesso valore, quasi più delle diciannove rose al centro del tavolo. Una per ogni anno vissuto in quel mondo.
Atsushi non pone attenzione al caos che quel regalo ha causato intorno a lui. Tanizaki e Kenji esprimono la loro curiosità riguardo al mittente. Yosano è felice di scoprire che il romanticismo non è ancora morto. Ranpo sa già l’identità del mittente, ma afferma che non la rivelerà a nessuno. Il Presidente resta in silenzio, mentre Kunikida si lamenta di come la loro riunione sia stata interrotta per un motivo futile.
“Non è un motivo futile affatto,” interviene Dazai. “È il regalo di un innamorato per il compleanno del nostro caro Atsushi, ma Kunikida queste cose non le capirà mai.”
“E non poteva mandarle durante l’orario della pausa pranzo?”
Dazai sospira. “Kunikida è così noioso. Prendi spunto, invece, visto mai che qualcuno ti sposi per davvero.”

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