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COWT12. WEEK 4
M3: 300
Quando Paul aprì gli occhi, Arthur si stava infilando il cappotto.
“Dove vai?” Domandò il biondo, sollevandosi su di un gomito. Se si fosse alzato in piedi, non era certo che le gambe lo avrebbero retto.
Arthur si voltò. “Scusami, non volevo svegliarti.”
“Dove vai?” Insistette Paul.
“Riunione speciale per gli sviluppi della guerra dell’ultimo mese.”
Paul scosse la testa. “Parigi non è sicura.”
“Sei tu che devi rimanere al sicuro,” ribatté il moro, lanciando una breve occhiata alla culla.
Paul si sedette sul bordo del letto e controllò la situazione: il bambino dormiva sereno, ignaro del mondo che stava cadendo a pezzi intorno a tutti loro. Avvolto nel suo fagottino bianco, i capelli sulla testolina sembravano anche più rossi. “Hai visto di che bel colore sono?” Domandò Paul, allungando una carezza tra quei fili ramati.
“Uhm…” La mente di Arthur era concentrata su qualcosa ben più importante del loro bambino appena nato, evidentemente. Paul ignorò la fitta al petto: la notte precedente, quando il bambino aveva emesso il suo primo vagito, Arthur lo aveva baciato, si era preso cura della loro creatura per lui. Paul aveva pensato fosse amore, ma doveva essersi sbagliato.
“Ho informato Victor dell’evento,” disse Arthur. “Potrebbe venire qui per creare tutti i documenti del caso con te.”
“Se non scegliamo il nome, non posso farlo.”
“Sono certo che saprai trovarne uno,” Arthur gli diede un bacio tra i capelli. “Tornerò presto.” E li lasciò.
Paul si alzò in piedi, arrivò alla scrivania, dove il computer era aperto sull’ultima e-mail mandata: Arthur aveva scritto un rapporto dettagliato sulla nascita del bambino. “29 aprile,” lesse a bassa voce. Aveva un compleanno, gli mancava un nome.
Il passaporto di Arthur gli diede la risposta. “Arthur Nicolas Jean Rimbaud,” lesse. “Nicolas...” Provò e gli piaceva. “Nicolas George.”
M3: 300
Quando Paul aprì gli occhi, Arthur si stava infilando il cappotto.
“Dove vai?” Domandò il biondo, sollevandosi su di un gomito. Se si fosse alzato in piedi, non era certo che le gambe lo avrebbero retto.
Arthur si voltò. “Scusami, non volevo svegliarti.”
“Dove vai?” Insistette Paul.
“Riunione speciale per gli sviluppi della guerra dell’ultimo mese.”
Paul scosse la testa. “Parigi non è sicura.”
“Sei tu che devi rimanere al sicuro,” ribatté il moro, lanciando una breve occhiata alla culla.
Paul si sedette sul bordo del letto e controllò la situazione: il bambino dormiva sereno, ignaro del mondo che stava cadendo a pezzi intorno a tutti loro. Avvolto nel suo fagottino bianco, i capelli sulla testolina sembravano anche più rossi. “Hai visto di che bel colore sono?” Domandò Paul, allungando una carezza tra quei fili ramati.
“Uhm…” La mente di Arthur era concentrata su qualcosa ben più importante del loro bambino appena nato, evidentemente. Paul ignorò la fitta al petto: la notte precedente, quando il bambino aveva emesso il suo primo vagito, Arthur lo aveva baciato, si era preso cura della loro creatura per lui. Paul aveva pensato fosse amore, ma doveva essersi sbagliato.
“Ho informato Victor dell’evento,” disse Arthur. “Potrebbe venire qui per creare tutti i documenti del caso con te.”
“Se non scegliamo il nome, non posso farlo.”
“Sono certo che saprai trovarne uno,” Arthur gli diede un bacio tra i capelli. “Tornerò presto.” E li lasciò.
Paul si alzò in piedi, arrivò alla scrivania, dove il computer era aperto sull’ultima e-mail mandata: Arthur aveva scritto un rapporto dettagliato sulla nascita del bambino. “29 aprile,” lesse a bassa voce. Aveva un compleanno, gli mancava un nome.
Il passaporto di Arthur gli diede la risposta. “Arthur Nicolas Jean Rimbaud,” lesse. “Nicolas...” Provò e gli piaceva. “Nicolas George.”
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Date: 2022-03-10 09:26 pm (UTC)