![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
COWT 12. WEEK 4
M3: 300
Non era una novità che Mori fosse in ritardo. Il lunatico pretendeva la massima precisione da chiunque, ma figurarsi se si disturbava ad avere lo stesso tipo di rispetto nei confronti degli altri. Fukuzawa sedeva sul divano dello studio del medico, occupato in un duello di sguardi con l’orologio appeso sul muro davanti. “Dieci minuti e me ne vado.” Lo ripeteva da quasi un’ora. “Cinque minuti,” si corresse. “Non gli dedico un secon-“
Il portone della clinica si aprì sbattendo e qualcuno si fiondò nella sala visite, senza disturbarsi ad accendere la luce. Nonostante il buio, Fukuzawa non aveva dubbi sull’identià del nuovo arrivato. “Mori,” chiamò scocciato, alzandosi in piedi.
Lo raggiunse e Fukuzawa si bloccò sulla porta. C’era sangue sui vestiti del medico, tra i capelli, sul viso. L’acqua fresca scorreva dal rubinetto e Mori tentata di rimediare al suo aspetto miserabile come poteva.
“Che cosa è successo?” Domandò la guardia del corpo.
“Niente,” rispose Mori, secco. “Tornavo da una riunione col vecchio pazzo e... Gli altri sono messi peggio, non ti preoccupare.”
A Fukuzawa non piacque quella risposta. “In quanti erano?”
“Non li ho contati.”
“Rintarou!” Fukuzawa lo afferrò per costringerlo a guardarlo in faccia. Non ci voleva un esperto per capire che lo avevano picchiato selvaggiamente.
Mori sorrise, spavaldo. “Via quella faccia, Lupo d’Argento,” disse. “Le mie imprese militari non brillano quanto le tue, ma sono un soldato che sa il fatto suo.”
“Perché fare-“
“Un’ex prostituta che si avvicina alla poltrona da Dirigente fa schifo a molti,” spiegò Mori, pulendosi il viso con la manica già sporca. “È la Mafia, tutto qui!”
Mori sminuiva la cosa e Fukuzawa non gli credeva. Una vecchia dinamica.
La guardia del corpo gli afferrò la mano, certo che non sarebbe stato respinto. “Vieni, ti aiuto.”
M3: 300
Non era una novità che Mori fosse in ritardo. Il lunatico pretendeva la massima precisione da chiunque, ma figurarsi se si disturbava ad avere lo stesso tipo di rispetto nei confronti degli altri. Fukuzawa sedeva sul divano dello studio del medico, occupato in un duello di sguardi con l’orologio appeso sul muro davanti. “Dieci minuti e me ne vado.” Lo ripeteva da quasi un’ora. “Cinque minuti,” si corresse. “Non gli dedico un secon-“
Il portone della clinica si aprì sbattendo e qualcuno si fiondò nella sala visite, senza disturbarsi ad accendere la luce. Nonostante il buio, Fukuzawa non aveva dubbi sull’identià del nuovo arrivato. “Mori,” chiamò scocciato, alzandosi in piedi.
Lo raggiunse e Fukuzawa si bloccò sulla porta. C’era sangue sui vestiti del medico, tra i capelli, sul viso. L’acqua fresca scorreva dal rubinetto e Mori tentata di rimediare al suo aspetto miserabile come poteva.
“Che cosa è successo?” Domandò la guardia del corpo.
“Niente,” rispose Mori, secco. “Tornavo da una riunione col vecchio pazzo e... Gli altri sono messi peggio, non ti preoccupare.”
A Fukuzawa non piacque quella risposta. “In quanti erano?”
“Non li ho contati.”
“Rintarou!” Fukuzawa lo afferrò per costringerlo a guardarlo in faccia. Non ci voleva un esperto per capire che lo avevano picchiato selvaggiamente.
Mori sorrise, spavaldo. “Via quella faccia, Lupo d’Argento,” disse. “Le mie imprese militari non brillano quanto le tue, ma sono un soldato che sa il fatto suo.”
“Perché fare-“
“Un’ex prostituta che si avvicina alla poltrona da Dirigente fa schifo a molti,” spiegò Mori, pulendosi il viso con la manica già sporca. “È la Mafia, tutto qui!”
Mori sminuiva la cosa e Fukuzawa non gli credeva. Una vecchia dinamica.
La guardia del corpo gli afferrò la mano, certo che non sarebbe stato respinto. “Vieni, ti aiuto.”