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COWT12. WEEK 4
M3: 300
Rintarou si svegliò di soprassalto.
Il sole era alto: un nuovo giorno d’estate era sorto, sorprendendolo ancora in vita. Il campo di battaglia fuori dalle sue finestre taceva, ma la neonata al suo fianco urlava per avere la sua attenzione. Rintarou la prese tra le braccia e la guardò come se non sapesse cosa farci. “Hai fame,” intuì, ma non era completamente presente a se stesso. Le sue gambe lo portarono in cucina come se non fosse lui a comandarle. La ragione gli urlava di agire e lo stava facendo, ma la sua parte emotiva non riusciva a stare dietro agli eventi. La culla di vimini era ancora sul tavolo, dove Hans l’aveva lasciata.
Per avere le mani libere, Rintarou vi depositò la bambina, che non ne fu affatto felice. Vicino al lavandino trovò tutto quello di cui aveva bisogno: biberon e latte in polvere. Mentre l’acqua bolliva, accese la radio alla ricerca di un canale che trasmettesse ancora. Non appena il pentolino sul fuoco cominciò a fumare, lo trovò.
“È la mattina del 19 giugno. Non vi sono notizie ufficiali di come si sia concluso l’attacco, ma sappiamo che i Generali tedeschi sono in riunione di guerra sul campo di battaglia di Weimar. La città non è caduto. Ripeto: Weimar non è caduta.”
“Weimar non è caduta,” si ripeté Rintarou, sollevando la piccina per darle il latte. “Weimar non è caduta.”
Se i Generali tedeschi erano in riunione per studiare una nuova strategia, significava che la loro arma principale era ancora usufruibile e che la guerra si poteva ancora vincere. Hans doveva essere ancora vivo.
Ormai sazia, la bambina non piangeva più. Rintarou la guardò e quando lei rispose al suo sguardo, comprese finalmente che stava stringendo tra le braccia sua figlia.
“Elise,” mormorò, un sorriso incredulo. “Tu sei Elise.”
M3: 300
Rintarou si svegliò di soprassalto.
Il sole era alto: un nuovo giorno d’estate era sorto, sorprendendolo ancora in vita. Il campo di battaglia fuori dalle sue finestre taceva, ma la neonata al suo fianco urlava per avere la sua attenzione. Rintarou la prese tra le braccia e la guardò come se non sapesse cosa farci. “Hai fame,” intuì, ma non era completamente presente a se stesso. Le sue gambe lo portarono in cucina come se non fosse lui a comandarle. La ragione gli urlava di agire e lo stava facendo, ma la sua parte emotiva non riusciva a stare dietro agli eventi. La culla di vimini era ancora sul tavolo, dove Hans l’aveva lasciata.
Per avere le mani libere, Rintarou vi depositò la bambina, che non ne fu affatto felice. Vicino al lavandino trovò tutto quello di cui aveva bisogno: biberon e latte in polvere. Mentre l’acqua bolliva, accese la radio alla ricerca di un canale che trasmettesse ancora. Non appena il pentolino sul fuoco cominciò a fumare, lo trovò.
“È la mattina del 19 giugno. Non vi sono notizie ufficiali di come si sia concluso l’attacco, ma sappiamo che i Generali tedeschi sono in riunione di guerra sul campo di battaglia di Weimar. La città non è caduto. Ripeto: Weimar non è caduta.”
“Weimar non è caduta,” si ripeté Rintarou, sollevando la piccina per darle il latte. “Weimar non è caduta.”
Se i Generali tedeschi erano in riunione per studiare una nuova strategia, significava che la loro arma principale era ancora usufruibile e che la guerra si poteva ancora vincere. Hans doveva essere ancora vivo.
Ormai sazia, la bambina non piangeva più. Rintarou la guardò e quando lei rispose al suo sguardo, comprese finalmente che stava stringendo tra le braccia sua figlia.
“Elise,” mormorò, un sorriso incredulo. “Tu sei Elise.”