Il Principe Nero
Mar. 15th, 2023 09:14 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
CowT 13. Week 4
M1
Quando Shouto si svegliò era da solo e il mantello nero di suo fratello lo proteggeva dal freddo. Si era addormentato all’improvviso, senza avere il tempo di cambiarsi e coricarsi come si doveva. Non ricordava con esattezza a che punto la conversazione tra lui e Touya si fosse interrotta o se suo fratello avesse passato la notte accanto a lui, prima di levarsi ancor prima del sole.
Touya era l’ultimo a spegnere le luci alla sera e il primo a impostare il ritmo con cui si sì risvegliava il castello. Era una forma di controllo che a Shouto ricordava il loro padre. In verità, vi erano molti dettagli di suo fratello che gli ricordavano lui, ma a Touya non lo avrebbe mai detto.
Touya era erede di suo padre in un modo in cui Shouto non sarebbe mai stato e il più giovane, ancora indeciso se esserne inquietato o rassicurato, non poteva non vederlo, come era evidente la somiglianza con la loro madre quando sorprendeva suo fratello con quell’espressione triste a rendere i suoi turchesi più scuri.
Touya era casa e, al contempo, era l’incarnazione della più pericolosa minaccia.
Era una dualità difficile con cui Shouto doveva convivere.
Ma quella mattina sorrideva.
Non ebbe fretta di alzarsi dal letto, anche se era probabile che gli strambi uomini di suo fratello sarebbero venuti a cercarlo anche lassù, nella torre alta del loro giovane signore. Al contrario, Shouto se ne rimase a fissare il soffitto di travi di legno, con la testa appoggiata tra i due cuscini, mentre le sue dita stringevano la pelliccia scura del mantello nero in cui era avvolto, accarezzandola distrattamente.
Quando il sole si alzò tanto che i suoi raggi caldi entrarono attraverso la finestra e accarezzarono la sua figura distesa, Shouto decise che era il momento di alzarsi.
Attraversò la camera da letto circolare con i piedi scalzi e appoggiò le mani sul davanzale: era una bella giornata di sole e la neve brillava tanto che il Principe dovette scherzarci gli occhi con le dita.
Era la giornata perfetta per volare. Forse l’aria era gelida, ma per lui e Touya non sarebbe stato un problema. Recuperò gli stivali ai piedi del letto in fretta, poi toccò alla giacca blu, abbandonata sul divano.
Il mantello nero di Touya era ancora sopra il letto, lo prese e se. Era solo un mantello ma non era solo un mantello. Indossare i colori di un altro signore, specie quando si era portatori di un titolo nobiliare come Shouto, era un gesto con un significato molto preciso. Il Principe non aveva alcun legame con l’Unione, ma stava cercando di costruirne uno con Touya, che andava al di là di quello di sangue che il destino aveva scelto per loro.
Shouto appese il mantello corvino al braccio.
Con la scusa di doverlo restituire a suo fratello, sarebbe andato a cercarlo.
Il ghiaccio non era il suo potere, non era suo nel modo in cui apparteneva a Shouto e a sua madre, ma Touya ne era comunque figlio.
Una Regina di Ghiaccio lo aveva portato in grembo, passandogli il potere di sopravvivere anche all’inverno più crudele. Per questo, pur sentendo il crepitio del fuoco di suo padre nel petto, Touya si sentiva a casa in quelle regioni del Nord. La libertà di volare in quel cielo terso, mentre la luce del sole d’inverno faceva splendere il paesaggio bianco sotto di lui, alla stregua di una distesa di diamanti, riusciva quasi a fargli dimenticare la guerra e il motivo per cui la combatteva.
Quasi.
Non appena si accorse che il sole aveva superato le cime più alte, prese un respiro profondo e riempì i polmoni di aria gelida. Era giunto il momento di tornare.
Gli idioti non potevano essere lasciati privi di supervisione troppo a lungo. Inoltre, c’era Shouto, che doveva essersi svegliato nel suo letto da solo ed era questione di momenti, prima che gli altri se ne accorgessero. Non che avesse qualcosa da nascondere - né la voglia di farlo - ma Jin e Himiko erano così bravi a far diventare delle stupidaggini delle vere e proprie questioni di corte. Meglio non lasciare loro il tempo di fantasticare troppo a lungo.
Anche se sarebbe servito un Re per fare una corte e in quel castello ve ne erano un paio destinati per diritto di sangue ma nessuno incoronato per davvero.
Touya aveva il comando assoluto fino a che Tenko, ovunque si fosse cacciato, non avrebbe concluso i suoi affari, qualunque essi fossero. Non gli piaceva ma era di gran lunga meno fastidioso di dover interpretare il ruolo del braccio destro del non più decaduto Principe Shigaraki.
Quando imboccò l’entrata del Nido dei Draghi per atterrare, la caverna non era più deserta come l’aveva lasciata. Da quando Shiro era riuscita a tornare da Shouto, il suo Dabi non era più l’unico Drago del castello a essere bisognoso di cure.
Tutto per il gioia di Shuichi.
“Lo hai visto?” Domandò alla bestia bianca, mentre il Todoroki conduceva il proprio Drago al suo giaciglio. “Lui va e viene quando gli pare. Nessuno sa cosa gli passa per la testa ma, ehi, il castello è il suo, è lui che comanda e dobbiamo anche riservargli un trattamento da Altezza Reale.”
“Non ho mai preteso che lo faceste,” ribatté Touya distrattamente, mentre scendeva dalla sella. “Come sta la nostra ospite?” S’interessò subito dopo.
“Questa creatura è meravigliosa,” commentò Shuichi, accarezzando il muso di Shiro. “Diffidente, sì, ma non almeno è aggressiva senza motivo… Tipo qualcun altro…” Lanciò un’occhiataccia in direzione di Dabi, che gli rivolse una delle sue occhiate raggelanti.
“Beh… Per dividere il Nido con Dabi, bisogna avere per forza un bel carattere,” disse Touya. Prima di cedere il suo Drago, sarebbe arso vivo tra le fiamme del suo stesso fuoco ma c’era una ragione se Dabi si faceva calcare solo da lui: possedevano la stessa anima contorta.
Shiro, al contrario, assomiglia più a Shouto. Diffidente e orgogliosa, sì, ma era protettiva e gentile con chi riusciva a fare breccia nel suo cuore di ghiaccio. Shuichi era uno dei fortunati, ma rispondeva a Touya come se fosse il suo padrone.
“Adesso non essere geloso.”
Il Principe accarezzò la testa di Dabi in un ultimo gesto di affetto, poi attraversò il nido per controllare di persona come stesse la nuova arrivata.
“Accomodati…” Shuichi si fece da parte, alzando gli occhi al cielo. “Tanto tu sei il preferito qua sotto!”
“Geloso, Lucertola?” Domandò il Principe, sarcastico, mentre il Drago femmina premeva il muso contro il suo petto come non se avesse aspettato altri che lui. “Non credevo che ti piacessero questo genere di ragazze.”
“Vai al diavolo, Touya.”
“Credevo di essere un Altezza Reale.”
“Ti tratterò come tale solo quando lo meriterai.”
“Come mai sei quaggiù?” Domandò Touya, prendendo tra le mani il muso del Drago bianco: erano dello stesso azzurro gelido di quelli di Dabi.
“Quando è da sola, lei tende a piangere,” spiegò Shuichi. “Non è il suo nido e credo che non sia abituata a stare da sola. E bisogna tenere Shouto sotto una campana di vetro, quindi…”
“Se il tempo si mantiene potrei portarlo a volare oggi stesso,” disse Touya, passando le dita lungo un corno della bestia bianca. Non disse nulla per un po’, fino a che non si rese conto di essere fissato. “Cosa c’è?” Domandò, gelido.
Nulla a cui Shuichi non fosse abituato.
“Ricordi ancora di essere uno dei due Principi Neri di questa storia, vero?”
Touya sfoderò un ghignetto dei suoi.
“Ti hanno mai insegnato che è più divertente spezzare un cuore dopo che lo si è riempito di speranza?”
Shuichi non si era aspettato niente di meno.
“È strano però…”
“Cosa?”
“Se ogni tua azione è dettata dal tuo desiderio di vendetta, perché il Drago di Shouto si fida di te.”
Touya rivolse un sorriso amaro alla bestia che si affidava alle sue mani senza alcun timore. Se solo avesse voluto, il suo fuoco blu sarebbe bastato a tramutare quella maestosa creatura in cenere. Ma era uno spreco che non era disposto a compiere, non ancora.
“Il cuore di un Drago riflette quello del suo Signore,” disse Touya, lanciando un’occhiata veloce a Dabi, acciambellato nel suo giaciglio. “Quello di questa povera bestia è bisognoso d’amore, come quello del suo giovane padrone. Todoroki Enji non ha mai capito una cosa: la mancanza di affetto non rende nessuno più forte, solo più facile da ingannare.”
In fondo in fondo, Shuichi provava pena per Shouto, per la crudeltà con cui sarebbe stato usato all’interno di quel gioco di potere, ma la guerra non aveva pietà dei cuori gentili. O li uccideva o li tramutava in mostri.
Touya era l’incarnazione perfetta di quella realtà.
Una volta sfamati i due Draghi, lasciarono il Nido insieme.
“Muoio di fame,” si lamentò Touya, precedendo il rettile. “Che cosa abbiamo da mangiare?”
“Un’ora fa, Jin si stava riscoprendo esperto di torte,” raccontò Shuichi. “Un momento infornava tutto felice e quello dopo buttava tutto in pasto alle oche e alle galline nell’aia.”
Tipico di Jin.
“E Himiko?” S’informò Touya. Se c’era qualcuno che riuscisse a stare dietro a quel pazzo, era lei - che non era particolarmente più sana di lui.
“Ha salvato qualche torta dalla strage,” disse Shuichi. “Quando sono sceso giù, nel Nido, perché sentivo il Drago del Principe Shouto piangere, Atsuhiro aveva appena cominciato un monologo su alcune ricette di cucina tramandate dai suoi avi. Non so come sia andata a finire, ma non sono scoppiati incendi, quindi…”
Di fatti, arrivati sul pianerottolo della cucina, Touya notò che la situazione era molto tranquilla. Troppo tranquilla.
“Ehi, folli…” Chiamò, affacciandosi all’interno della stanza. “Vi siete avvelenati a vicen-“
Il Principe si bloccò non appena vide l’uomo vestito di nero. Se ne stava di fronte al tavolo che occupava il centro della stanza, la mano sospesa a mezz’aria con una fetta di torta tra le dita. Gli dava le spalle.
“L’arte culinaria è una cosa che mi ha sempre affascinato,” disse. “Sapere sfamare e farlo con una certa cura è una virtù che non viene adeguatamente avvisata, a mio avviso.”
Himiko, Jim e Atsuhiro erano in piedi ai lati del grande caminetto. Gli occhi di lei furono i primi che Touya incrociò: stavano bene, ma erano evidentemente tesi. Shuichi era rimasto alle sue spalle e il Todoroki gli fece segno di non muoversi.
Nessuno di loro era al livello del mostro fermo al centro della stanza.
“Tenko?” Chiamò Touya, arrivando all’angolo del tavolo.
L’altezza era quella e così la linea delle spalle. I capelli dal colore così slavato erano inconfondibili, ma erano più lunghi e aveva perso la ben che minima sfumatura di colore. Non era un cambiamento che potesse definirsi naturale, non dopo poche settimane.
“Tenko,” ripeté Touya, con voce più ferma.
L’uomo che possedeva il corpo di Tenko ma che, il Principe fosse dannato, non era lui, lasciò cadere il pezzo di torta sul tavolo, come se avesse di colpo perso qualsiasi valore.
“Avverto dell’astio, giovane Todoroki,” disse il mostro, voltandosi lentamente verso il giovane Signore di quel castello. “Ti ha per caso infastidito aver ricevuto la mia visita a sorpresa?”
La prima differenza che saltò all’occhio di Touya fu il colore delle iridi. Erano rosse come il sangue, quando Tenko le aveva sempre avute di un grigio scuro. Quel dettaglio, insieme al tono della voce - più profonda - e all’atteggiamento - era quasi aggraziato, lo convinsero che quello che aveva davanti non era Tenko Himura, Principe della Casata Shigaraki.
A quel punto, c’era solo una cosa a interessare il giovane Todoroki.
“Dov’è il Principe Izuku?”
L’essere rise.
“Dritto al punto. Sì, tra te e Tenko, sei stato sempre stato tu quello più pragmatico.”
“Lord Hisashi Shigaraki.” Touya non tentennò nel pronunciare il nome dell’uomo che aveva fatto tremare tutte le Dinastie del Drago. “Dove si trova vostro figlio?”
“Interessante…” L’uomo si portò una mano sotto al mento. “Ti sei riferito a Izuku come mio figlio nella speranza di toccare qualche corda emotiva? Bravo. Davvero, molto bravo.”
“È vivo?” Fece un altro tentativo Touya.
“No, non scadere nelle domande di cui già conosci la risposta.”
Izuku possedeva tutto ciò per cui quel mostro continuava a esistere e sfidare la morte. Non sarebbe certo venuto a fare una chiacchierata con loro se non avesse già preso per sé tutto il potere del secondo Principe Shigaraki.
Izuku era vivo ma nel cercare di riportare Tenko dalla sua parte, aveva risvegliato il mostro.
“A cosa devo l’onore di tale visita?” Domandò Touya con falsa cortesia.
“Il motivo è molto semplice e lo hai già capito da solo, mio giovane Principe Todoroki.”
Hisashi Shigaraki - All For One - mosse un paio di passi verso il Signore di quel castello e Himiko si strinse di più a Jin. Touya sapeva che tutti loro, nessuno escluso, era consci della portata della minaccia che era entrata nella loro casa, ma nessuno - nessuno - si sarebbe tirato indietro per combattere al suo fianco e proteggerlo.
Touya però era un pigro e quattro cadaveri erano troppi da far smaltire a due Draghi. Sollevò appena la mano destra, dando a tutti l’ordine di non muoversi.
“L’era delle scorribande tue e di Tenko è giunta al termine,” disse All For One. “Non posso negare che abbiate i vostri meriti, non fraintendermi. Il piano di conquista che avete messo insieme, per quanto mediocre, ha dato i suoi frutti. La banda della Shie Hassaikai non esiste più grazie a voi e vi siete conquistati la totale lealtà di Re Destro e del suo esercito, ma ora è giusto che lasciate che i grandi decidano le sorti del mondo.”
Touya inarcò il sopracciglio destro.
“Gli Shigaraki sono solo una delle Dinastie del Drago,” gli ricordò.
“E tu sei qui per rappresentare quella dei Todoroki,” disse All For One. “Con un po’ di fortuna, in Estate, Izuku permetterà ai Bakugou di entrare a far parte della nostra alleanza con un’offerta che non potranno mai rifiutare.”
In un primo momento, Touya rise, divertito.
“I Bakugou che si alleano con voi? Mi spiace rovinare la perfezione della vostra trama, ma se Izuku è vivo, nessuno impedirà a Katsuki Bakugou di combattervi con tutto quello che ha per venirselo a riprendere.”
All For One sorrise, paziente.
“Allora non mi sei stato ad ascoltare, ragazzo.”
“Ho ascoltato benissimo e perché la Dinastia dei Bakugou pieghi la testa dovrebbe essere Izuku stesso a-“
In Estate…
Touya si bloccò, mentre il reale significato della confessione di Lord Hisashi prendeva forma nella sua testa.
Il viso di Tenko si deformò in un sorriso che mai e poi sarebbe appartenuto al giovane Shigaraki.
“Oh… Ora hai capito…”
Izuku aspettava il figlio di Katsuki, un figlio che avrebbe reso la Dinastia degli Shigaraki e dei Bakugou una sola. E per quel bambino non ancora nato alcuni dei guerrieri più potenti sarebbero stati disposti a piegarsi al volere di All For One.
“Così mi offendi, Touya,” disse Lord Hisashi, sarcastico. “È l’annuncio dell’imminente arrivo del mio primo nipote, non dovresti reagire con quella faccia atterrita.”
Il tempo delle parole era finito.
Le fiamme blu avvolsero il braccio destro di Touya e tutti, tranne All For One, si mossero per arrivare al suo fianco.
“Che cosa credi di fare, Principe Nero?” Domandò il mostro, visibilmente annoiato. “Non ero venuto qui con male intenzioni. Al contrario, volevo porgerti la mano da buon amico.”
“Tenko è nostro amico!” Esclamò Himiko, con le lacrime agli occhi, per nulla spaventata.
“Quello che dice lei!” Concordò Jin a gran voce. “Assolutamente no, è folle!” Si contraddisse da solo.
“È per Shigaraki che siamo qui,” disse Shuichi.
“La nostra lealtà è per il Principe Tenko e il Principe Touya,” si aggiunse Akihiro. “Mi hanno insegnato a essere un fuorilegge che mantiene la parola data.”
Il mostro li squadrò tutti, uno a uno.
“Ti faccio i miei complimenti, giovane Touya,” disse. “Sei riuscito ad avere i loro cuori, nonostante non t’importi nulla di loro e tu non faccia nulla per nasconderlo.”
“Se sono dei folli non è certo colpa mia,” ribatté Touya e, per tutta risposta, i suoi compagni gli si strinsero ancora di più a lui. “Ma dimmi quanto sei folle tu… Perché sei venuto fino a qui?”
Il sorriso di All For One si fece dolce, quasi paterno.
“In tutti questi anni, la mia proposta non è cambiata, Touya.”
Il Principe Todoroki sorrise.
“E la mia risposta è sempre la stessa.”
Shouto scelse quel momento per varcare la porta della cucina. Aveva un sorriso sulle labbra. Touya lo vide e restò a guardare mentre scompariva e tutti i colori defluivano dal suo volto. Aveva il suo mantello nero appeso al braccio, scivolò a terra.
All For One si accorse del nuovo arrivato una frazione di secondo più tardi.
Un battito di ciglia dopo - Touya non riuscì a vedere un bel niente, né a fare alcunché - il mostro aveva Shouto contro di sé, la mano destra stretta sulla sua gola, con la sola eccezione dell’Indice.
“Questa è una cosa che non avevo previsto,” ammise Lord Hisashi, mentre la stanza diveniva improvvisamente più fredda. “Non fare sciocchezze, mio piccolo Principe,” aggiunse, affondando di più le dita nella gola del fanciullo. “Basta che ti sfiori con questo indice e della tua bella testolina rimarrà solo polvere.”
“Shouto, fa come ti dice,” disse Touya, estinguendo le fiamme blu intorno al suo braccio.
All For One sorrise, estatico.
“Questo sì che è un gran colpo di scena,” commentò.
Touya lo ignorò.
“Shouto, guarda me.”
Suo fratello provò a farlo, ma la stretta del mostro su di lui era tanto stretta da rendergli difficile respirare.
“Sapevo che lo avevi rapito,” disse All For One, tracciando la linea della cicatrice di Shouto con l’indice della mano libera. “Consumato come sei dall’odio e dal desiderio di vendetta, credevo lo avrei trovato più sfregiato di così.” Sollevò lo sguardo. “Ma l’ultima volta che ti ho visto anche tu eri più sfregiato di come sei ora.”
“Le ustioni cambiano col passare degli anni, come qualunque altra parte del corpo,” ribatté Touya, come se stesse parlando con un demente.
“Sì, ma non si riassorbono,” ribatté All For One. “E le tue lo stanno facendo. Non dovresti neanche essere vivo e ora stai guarendo, lentamente.” Gli occhi rossi si posarono sul profilo di Shouto. “A chi dobbiamo un simile miracolo?”
“Sei qui per me, non per lui,” gli ricordò Touya, avvicinandosi.
Sentì i suoi compagni mormorare di rimanere lontano, la mano di Himiko cercò anche di trattenerlo ma non ci riuscì.
“Sì,” confermò All For One. “Ma è così divertente vederti cadere sotto il peso delle tue stesse menzogne.”
Touya fissò lo sguardo negli occhi di Shouto, vi trovò paura ma anche la fiamma luminosa di chi è pronto a combattere. Quanto era coraggioso il suo stupido ragazzino.
“Quali menzogne?” Domandò.
“Mi stai offrendo la possibilità di fare le prove generali prima del grande atto,” spiegò All For One. “Quando Katsuki Bakugou si presenterà al mio cospetto così fiero e tracotante, finirà per fare la tua stessa faccia appena saprà che stringo in pugno non solo il suo amato Izuku, ma anche il loro primo figlio?”
Gli occhi di Shouto divennero enormi a quella rivelazione. Touya scosse appena la testa, come a dirgli di non pensarci, non in quel momento.
“È che cosa stai stringendo nelle mani in quel momento?” Lo provocò Touya, con un sorrisetto. “Assolutamente niente.”
Scandì ogni sillaba con eccessiva cura.
All For One non gli credette.
“Non sei un bugiardo così bravo, Touya,” sibilò, schifosamente vicino all’orecchio di Shouto. “Ma non ti preoccupare, non è colpa tua. Sono sempre gli altri a tradirci. Dici che i tuoi compagni valgono meno di niente per te, eppure ti restano accanto, nonostante tu non faccia mistero di cosa provi per loro.”
“Beh… Siamo pazzi…” Commentò Jin, poi si diede una botta in testa da solo. “Pensa per te!”
“Io voglio bene a Touya!” Disse Himiko, ferma. “Non importa che lui non ne voglia a me!”
Touya non si voltò nemmeno a guardarli.
“Vedi? I nostri atteggiamenti, alle volte, ci tradiscono e finiamo per ricevere da altri ciò che non abbiamo mai chiesto perché, in fondo, non siamo così i cattivi della storia che vorremmo essere.”
Touya fece ancora un passo in avanti.
“Polverizzalo, avanti,” disse, fermo.
“Non sei convincente, Touya,” lo schernì All For One. “È inutile che cerchi di prendere tempo facendo il sostenuto. Guardalo…”
E il Principe Nero lo fece. Vide se stesso riflesso negli occhi di Shouto.
“Stai attento al modo in cui ti guarda,” disse, perfido. “Il tuo fratellino è convinto che tu lo verrai a salvare. E per farlo devi solo appoggiare un ginocchio a terra e chinare la testa di fronte a me.”
Shouto si divincolò nella stretta.
“Touya, non farlo!”
“Buono! Stai buono!”
All For One lo strinse con più forza e Touya sentì le ossa scricchiolare senza rompersi. Shouto gettò la testa all’indietro, contro la spalla del suo assalitore, aggrappandosi all’aria come poteva.
“Voi Todoroki non riuscite proprio a non essere ostinati, eh?” Lord Hisashi stava perdendo la pazienza. “Non sarebbe così anticlimatico se finissi per uccidere il capolavoro di Enji Todoroki spezzandogli il collo? No, facciamo le cose come si deve, ci tengo all’estetica.” Abbassò l’indice, ancora un poco e avrebbe toccato la gola di Shouto.
Istintivamente, Touya si mise in avanti.
E All For One indietreggiò, poi rise.
“Vogliamo giocare a rincorrerci fino a che tuo fratello non muore, Principe Nero?”
Pensa, si ripeteva Touya nella sua testa. Pensa. Ci deve essere una via di fuga, trova una via di fuga.
Aveva combattuto al fianco di Tenko Himura per metà della sua vita, se qualcuno poteva individuare il suo punto debole, quello era lui.
“Avevi giurato che non lo avresti più lasciato vincere, Tenko!” Esclamò Touya, rivolgendosi al vero proprietario di quel corpo.
All For One alzò gli occhi al cielo.
“Mi aspettavo qualcosa di meno banale da te, Tou-“
“Entrambi gli abbiamo detto no, perché sia io che te siamo più forti di lui, Tenko!”
All For One indietreggiò di nuovo e per poco non inciampò, come se non fosse padrone delle proprie gambe. C’era riuscito, Touya aveva trovato uno spiraglio.
“Vuoi che si prenda Izuku?” Insistette. “Vuoi che si prenda suo figlio? Vuoi che-“
Un ruggito lo zittì, poi la terra cominciò a tremare sotto di loro.
“Che succede adesso?” Si domandò Atsuhiro, afferrando Jin e Himiko per tirarli verso la parete.
Nella confusione, Shouto finì a terra, sollevato sui gomiti. Il pavimento sotto di lui si stava rompendo, come un lago ghiacciato nei primi giorni di primavera. Due mani forti lo afferrarono per le braccia e lo sollevarono. D’istinto, fece appello ai suoi poteri ma i suoi occhi incrociarono quelli turchesi di Touya, prima che potesse usarli.
“Muoviti, Shouto! Muoviti!”
Suo fratello lo trascinò via di peso e, un istante dopo, il pavimento crollò. Un Drago bianco e uno nero ne uscirono a fauci sguainate, riducendo la cucina a un ammasso di macerie. Ben presto, il soffitto fece la stessa fine e le due bestie presero a volare tra le torri del castello, indisturbate.
Quando riuscirono di nuovo a sollevarsi in piedi, i due Principi si ritrovarono l’uno al fianco dell’altro. Scosso, Shouto guardò suo fratello senza riuscire a dire una parola. Touya fu più pragmatico ma meno gentile: gli aprì il colletto della camicia con tanta forza che i primi due bottoni saltarono ed esaminò da vicino la pelle pallida. La stretta delle dita di All For One aveva lasciato dei segni ben visibile, che il tempo avrebbe reso più scuri prima che potessero sparire del tutto. Era davvero poca cosa rispetto a quello che sarebbe potuto accadere.
Touya non smise di toccarlo, ma rimase in silenzio e Shouto fece lo stesso. Si guardarono e basta, concedendo a loro stessi di riprendere il respiro che avevano trattenuto insieme.
“Tutti vivi?” Chiese la voce di Shuichi dal basso.
Entrambi i Todoroki si affacciarono sulla voragine che si era aperta in mezzo alla cucina, che offriva una perfetta visuale dall’alto del Nido dei Draghi.
“Felice di vedere che il Principe sta bene,” aggiunse Shuichi.
Touya ridacchiò perché ovviamente non era a lui che si stava riferendo.
“Sei strisciato di sotto per agitare i Draghi, mentre lo tenevo occupato a parlare, bravo,” commentò Touya, con una lieve nota di sarcasmo. “Sei proprio una Lucertola.”
Shuichi non si fece scrupoli a rivolgergli il dito medio.
“Non c’è di che, Vostra Altezza!” Esclamò. “Gli altri tre?”
“Siamo qui!”
Touya sollevò lo sguardo: erano dalla parte opposta della stanza, vicino al caminetto, Himiko era completamente illesa, mentre gli altri due si stavano liberando di alcuni detriti caduti loro addosso. Pochi minuti e sarebbero stati tutti sulle loro gambe.
“Dov’è finito Lord Shigaraki?” Domandò Shouto.
Touya si guardò intorno, mentre l’aria fredda dell’inverno gli tirava indietro i capelli. Non fu sorpreso di non trovarne traccia né s’illuse che uno dei Draghi lo avesse divorato per sbaglio.
A proposito dei…
Touya sollevò lo sguardo e non trattenne un sospiro esasperato nel vedere i due Draghi che giocavano tra le torri, provocando qualche danno architettonico nel processo.
“Shouto, dobbiamo andare a recuperare-“
Suo fratello lo zittì, afferrandogli il polso.
“Izuku è in pericolo!” Esclamò. “Izuku è… Se Izuku aspetta il figlio di Katsuki ed è da solo…”
“Sì, Shouto, sei molto coraggioso, ma vedi lassù?” Touya gli afferrò il mento, costringendolo a porre attenzione al problema che avevano alla mano. Ci sarebbe stato il tempo di parlare di quanto era successo, tranne che di come il cuore di Touya si fosse fermato una dozzina di volte per tutto il tempo che quel mostro aveva . E, sì, poi avrebbero parlato di Tenko, di Izuku e di come salvarli.
“Se non andiamo a domare quei Draghi, oltre a una cucina perderemo anche il resto del castello,” disse il Principe Nero.
Nel sole di quel mattino d’inverno, gli occhi di Shouto splendevano come due diamanti e i capelli bicolori, resi ribelli dal vento, facevano venire voglia di accarezzarli e scoprire se erano morbidi come sembravano. Sì, lo erano. Touya lo sapeva già. Ma saperlo non gli toglieva la voglia di toccarli ancora.
“Andiamo a riprenderci i nostri Draghi, poi penseremo al resto.”
Shouto gli sorrise e quel sorriso oscurò il sole.
“Sì, andiamo.”
M1
Quando Shouto si svegliò era da solo e il mantello nero di suo fratello lo proteggeva dal freddo. Si era addormentato all’improvviso, senza avere il tempo di cambiarsi e coricarsi come si doveva. Non ricordava con esattezza a che punto la conversazione tra lui e Touya si fosse interrotta o se suo fratello avesse passato la notte accanto a lui, prima di levarsi ancor prima del sole.
Touya era l’ultimo a spegnere le luci alla sera e il primo a impostare il ritmo con cui si sì risvegliava il castello. Era una forma di controllo che a Shouto ricordava il loro padre. In verità, vi erano molti dettagli di suo fratello che gli ricordavano lui, ma a Touya non lo avrebbe mai detto.
Touya era erede di suo padre in un modo in cui Shouto non sarebbe mai stato e il più giovane, ancora indeciso se esserne inquietato o rassicurato, non poteva non vederlo, come era evidente la somiglianza con la loro madre quando sorprendeva suo fratello con quell’espressione triste a rendere i suoi turchesi più scuri.
Touya era casa e, al contempo, era l’incarnazione della più pericolosa minaccia.
Era una dualità difficile con cui Shouto doveva convivere.
Ma quella mattina sorrideva.
Non ebbe fretta di alzarsi dal letto, anche se era probabile che gli strambi uomini di suo fratello sarebbero venuti a cercarlo anche lassù, nella torre alta del loro giovane signore. Al contrario, Shouto se ne rimase a fissare il soffitto di travi di legno, con la testa appoggiata tra i due cuscini, mentre le sue dita stringevano la pelliccia scura del mantello nero in cui era avvolto, accarezzandola distrattamente.
Quando il sole si alzò tanto che i suoi raggi caldi entrarono attraverso la finestra e accarezzarono la sua figura distesa, Shouto decise che era il momento di alzarsi.
Attraversò la camera da letto circolare con i piedi scalzi e appoggiò le mani sul davanzale: era una bella giornata di sole e la neve brillava tanto che il Principe dovette scherzarci gli occhi con le dita.
Era la giornata perfetta per volare. Forse l’aria era gelida, ma per lui e Touya non sarebbe stato un problema. Recuperò gli stivali ai piedi del letto in fretta, poi toccò alla giacca blu, abbandonata sul divano.
Il mantello nero di Touya era ancora sopra il letto, lo prese e se. Era solo un mantello ma non era solo un mantello. Indossare i colori di un altro signore, specie quando si era portatori di un titolo nobiliare come Shouto, era un gesto con un significato molto preciso. Il Principe non aveva alcun legame con l’Unione, ma stava cercando di costruirne uno con Touya, che andava al di là di quello di sangue che il destino aveva scelto per loro.
Shouto appese il mantello corvino al braccio.
Con la scusa di doverlo restituire a suo fratello, sarebbe andato a cercarlo.
Il ghiaccio non era il suo potere, non era suo nel modo in cui apparteneva a Shouto e a sua madre, ma Touya ne era comunque figlio.
Una Regina di Ghiaccio lo aveva portato in grembo, passandogli il potere di sopravvivere anche all’inverno più crudele. Per questo, pur sentendo il crepitio del fuoco di suo padre nel petto, Touya si sentiva a casa in quelle regioni del Nord. La libertà di volare in quel cielo terso, mentre la luce del sole d’inverno faceva splendere il paesaggio bianco sotto di lui, alla stregua di una distesa di diamanti, riusciva quasi a fargli dimenticare la guerra e il motivo per cui la combatteva.
Quasi.
Non appena si accorse che il sole aveva superato le cime più alte, prese un respiro profondo e riempì i polmoni di aria gelida. Era giunto il momento di tornare.
Gli idioti non potevano essere lasciati privi di supervisione troppo a lungo. Inoltre, c’era Shouto, che doveva essersi svegliato nel suo letto da solo ed era questione di momenti, prima che gli altri se ne accorgessero. Non che avesse qualcosa da nascondere - né la voglia di farlo - ma Jin e Himiko erano così bravi a far diventare delle stupidaggini delle vere e proprie questioni di corte. Meglio non lasciare loro il tempo di fantasticare troppo a lungo.
Anche se sarebbe servito un Re per fare una corte e in quel castello ve ne erano un paio destinati per diritto di sangue ma nessuno incoronato per davvero.
Touya aveva il comando assoluto fino a che Tenko, ovunque si fosse cacciato, non avrebbe concluso i suoi affari, qualunque essi fossero. Non gli piaceva ma era di gran lunga meno fastidioso di dover interpretare il ruolo del braccio destro del non più decaduto Principe Shigaraki.
Quando imboccò l’entrata del Nido dei Draghi per atterrare, la caverna non era più deserta come l’aveva lasciata. Da quando Shiro era riuscita a tornare da Shouto, il suo Dabi non era più l’unico Drago del castello a essere bisognoso di cure.
Tutto per il gioia di Shuichi.
“Lo hai visto?” Domandò alla bestia bianca, mentre il Todoroki conduceva il proprio Drago al suo giaciglio. “Lui va e viene quando gli pare. Nessuno sa cosa gli passa per la testa ma, ehi, il castello è il suo, è lui che comanda e dobbiamo anche riservargli un trattamento da Altezza Reale.”
“Non ho mai preteso che lo faceste,” ribatté Touya distrattamente, mentre scendeva dalla sella. “Come sta la nostra ospite?” S’interessò subito dopo.
“Questa creatura è meravigliosa,” commentò Shuichi, accarezzando il muso di Shiro. “Diffidente, sì, ma non almeno è aggressiva senza motivo… Tipo qualcun altro…” Lanciò un’occhiataccia in direzione di Dabi, che gli rivolse una delle sue occhiate raggelanti.
“Beh… Per dividere il Nido con Dabi, bisogna avere per forza un bel carattere,” disse Touya. Prima di cedere il suo Drago, sarebbe arso vivo tra le fiamme del suo stesso fuoco ma c’era una ragione se Dabi si faceva calcare solo da lui: possedevano la stessa anima contorta.
Shiro, al contrario, assomiglia più a Shouto. Diffidente e orgogliosa, sì, ma era protettiva e gentile con chi riusciva a fare breccia nel suo cuore di ghiaccio. Shuichi era uno dei fortunati, ma rispondeva a Touya come se fosse il suo padrone.
“Adesso non essere geloso.”
Il Principe accarezzò la testa di Dabi in un ultimo gesto di affetto, poi attraversò il nido per controllare di persona come stesse la nuova arrivata.
“Accomodati…” Shuichi si fece da parte, alzando gli occhi al cielo. “Tanto tu sei il preferito qua sotto!”
“Geloso, Lucertola?” Domandò il Principe, sarcastico, mentre il Drago femmina premeva il muso contro il suo petto come non se avesse aspettato altri che lui. “Non credevo che ti piacessero questo genere di ragazze.”
“Vai al diavolo, Touya.”
“Credevo di essere un Altezza Reale.”
“Ti tratterò come tale solo quando lo meriterai.”
“Come mai sei quaggiù?” Domandò Touya, prendendo tra le mani il muso del Drago bianco: erano dello stesso azzurro gelido di quelli di Dabi.
“Quando è da sola, lei tende a piangere,” spiegò Shuichi. “Non è il suo nido e credo che non sia abituata a stare da sola. E bisogna tenere Shouto sotto una campana di vetro, quindi…”
“Se il tempo si mantiene potrei portarlo a volare oggi stesso,” disse Touya, passando le dita lungo un corno della bestia bianca. Non disse nulla per un po’, fino a che non si rese conto di essere fissato. “Cosa c’è?” Domandò, gelido.
Nulla a cui Shuichi non fosse abituato.
“Ricordi ancora di essere uno dei due Principi Neri di questa storia, vero?”
Touya sfoderò un ghignetto dei suoi.
“Ti hanno mai insegnato che è più divertente spezzare un cuore dopo che lo si è riempito di speranza?”
Shuichi non si era aspettato niente di meno.
“È strano però…”
“Cosa?”
“Se ogni tua azione è dettata dal tuo desiderio di vendetta, perché il Drago di Shouto si fida di te.”
Touya rivolse un sorriso amaro alla bestia che si affidava alle sue mani senza alcun timore. Se solo avesse voluto, il suo fuoco blu sarebbe bastato a tramutare quella maestosa creatura in cenere. Ma era uno spreco che non era disposto a compiere, non ancora.
“Il cuore di un Drago riflette quello del suo Signore,” disse Touya, lanciando un’occhiata veloce a Dabi, acciambellato nel suo giaciglio. “Quello di questa povera bestia è bisognoso d’amore, come quello del suo giovane padrone. Todoroki Enji non ha mai capito una cosa: la mancanza di affetto non rende nessuno più forte, solo più facile da ingannare.”
In fondo in fondo, Shuichi provava pena per Shouto, per la crudeltà con cui sarebbe stato usato all’interno di quel gioco di potere, ma la guerra non aveva pietà dei cuori gentili. O li uccideva o li tramutava in mostri.
Touya era l’incarnazione perfetta di quella realtà.
Una volta sfamati i due Draghi, lasciarono il Nido insieme.
“Muoio di fame,” si lamentò Touya, precedendo il rettile. “Che cosa abbiamo da mangiare?”
“Un’ora fa, Jin si stava riscoprendo esperto di torte,” raccontò Shuichi. “Un momento infornava tutto felice e quello dopo buttava tutto in pasto alle oche e alle galline nell’aia.”
Tipico di Jin.
“E Himiko?” S’informò Touya. Se c’era qualcuno che riuscisse a stare dietro a quel pazzo, era lei - che non era particolarmente più sana di lui.
“Ha salvato qualche torta dalla strage,” disse Shuichi. “Quando sono sceso giù, nel Nido, perché sentivo il Drago del Principe Shouto piangere, Atsuhiro aveva appena cominciato un monologo su alcune ricette di cucina tramandate dai suoi avi. Non so come sia andata a finire, ma non sono scoppiati incendi, quindi…”
Di fatti, arrivati sul pianerottolo della cucina, Touya notò che la situazione era molto tranquilla. Troppo tranquilla.
“Ehi, folli…” Chiamò, affacciandosi all’interno della stanza. “Vi siete avvelenati a vicen-“
Il Principe si bloccò non appena vide l’uomo vestito di nero. Se ne stava di fronte al tavolo che occupava il centro della stanza, la mano sospesa a mezz’aria con una fetta di torta tra le dita. Gli dava le spalle.
“L’arte culinaria è una cosa che mi ha sempre affascinato,” disse. “Sapere sfamare e farlo con una certa cura è una virtù che non viene adeguatamente avvisata, a mio avviso.”
Himiko, Jim e Atsuhiro erano in piedi ai lati del grande caminetto. Gli occhi di lei furono i primi che Touya incrociò: stavano bene, ma erano evidentemente tesi. Shuichi era rimasto alle sue spalle e il Todoroki gli fece segno di non muoversi.
Nessuno di loro era al livello del mostro fermo al centro della stanza.
“Tenko?” Chiamò Touya, arrivando all’angolo del tavolo.
L’altezza era quella e così la linea delle spalle. I capelli dal colore così slavato erano inconfondibili, ma erano più lunghi e aveva perso la ben che minima sfumatura di colore. Non era un cambiamento che potesse definirsi naturale, non dopo poche settimane.
“Tenko,” ripeté Touya, con voce più ferma.
L’uomo che possedeva il corpo di Tenko ma che, il Principe fosse dannato, non era lui, lasciò cadere il pezzo di torta sul tavolo, come se avesse di colpo perso qualsiasi valore.
“Avverto dell’astio, giovane Todoroki,” disse il mostro, voltandosi lentamente verso il giovane Signore di quel castello. “Ti ha per caso infastidito aver ricevuto la mia visita a sorpresa?”
La prima differenza che saltò all’occhio di Touya fu il colore delle iridi. Erano rosse come il sangue, quando Tenko le aveva sempre avute di un grigio scuro. Quel dettaglio, insieme al tono della voce - più profonda - e all’atteggiamento - era quasi aggraziato, lo convinsero che quello che aveva davanti non era Tenko Himura, Principe della Casata Shigaraki.
A quel punto, c’era solo una cosa a interessare il giovane Todoroki.
“Dov’è il Principe Izuku?”
L’essere rise.
“Dritto al punto. Sì, tra te e Tenko, sei stato sempre stato tu quello più pragmatico.”
“Lord Hisashi Shigaraki.” Touya non tentennò nel pronunciare il nome dell’uomo che aveva fatto tremare tutte le Dinastie del Drago. “Dove si trova vostro figlio?”
“Interessante…” L’uomo si portò una mano sotto al mento. “Ti sei riferito a Izuku come mio figlio nella speranza di toccare qualche corda emotiva? Bravo. Davvero, molto bravo.”
“È vivo?” Fece un altro tentativo Touya.
“No, non scadere nelle domande di cui già conosci la risposta.”
Izuku possedeva tutto ciò per cui quel mostro continuava a esistere e sfidare la morte. Non sarebbe certo venuto a fare una chiacchierata con loro se non avesse già preso per sé tutto il potere del secondo Principe Shigaraki.
Izuku era vivo ma nel cercare di riportare Tenko dalla sua parte, aveva risvegliato il mostro.
“A cosa devo l’onore di tale visita?” Domandò Touya con falsa cortesia.
“Il motivo è molto semplice e lo hai già capito da solo, mio giovane Principe Todoroki.”
Hisashi Shigaraki - All For One - mosse un paio di passi verso il Signore di quel castello e Himiko si strinse di più a Jin. Touya sapeva che tutti loro, nessuno escluso, era consci della portata della minaccia che era entrata nella loro casa, ma nessuno - nessuno - si sarebbe tirato indietro per combattere al suo fianco e proteggerlo.
Touya però era un pigro e quattro cadaveri erano troppi da far smaltire a due Draghi. Sollevò appena la mano destra, dando a tutti l’ordine di non muoversi.
“L’era delle scorribande tue e di Tenko è giunta al termine,” disse All For One. “Non posso negare che abbiate i vostri meriti, non fraintendermi. Il piano di conquista che avete messo insieme, per quanto mediocre, ha dato i suoi frutti. La banda della Shie Hassaikai non esiste più grazie a voi e vi siete conquistati la totale lealtà di Re Destro e del suo esercito, ma ora è giusto che lasciate che i grandi decidano le sorti del mondo.”
Touya inarcò il sopracciglio destro.
“Gli Shigaraki sono solo una delle Dinastie del Drago,” gli ricordò.
“E tu sei qui per rappresentare quella dei Todoroki,” disse All For One. “Con un po’ di fortuna, in Estate, Izuku permetterà ai Bakugou di entrare a far parte della nostra alleanza con un’offerta che non potranno mai rifiutare.”
In un primo momento, Touya rise, divertito.
“I Bakugou che si alleano con voi? Mi spiace rovinare la perfezione della vostra trama, ma se Izuku è vivo, nessuno impedirà a Katsuki Bakugou di combattervi con tutto quello che ha per venirselo a riprendere.”
All For One sorrise, paziente.
“Allora non mi sei stato ad ascoltare, ragazzo.”
“Ho ascoltato benissimo e perché la Dinastia dei Bakugou pieghi la testa dovrebbe essere Izuku stesso a-“
In Estate…
Touya si bloccò, mentre il reale significato della confessione di Lord Hisashi prendeva forma nella sua testa.
Il viso di Tenko si deformò in un sorriso che mai e poi sarebbe appartenuto al giovane Shigaraki.
“Oh… Ora hai capito…”
Izuku aspettava il figlio di Katsuki, un figlio che avrebbe reso la Dinastia degli Shigaraki e dei Bakugou una sola. E per quel bambino non ancora nato alcuni dei guerrieri più potenti sarebbero stati disposti a piegarsi al volere di All For One.
“Così mi offendi, Touya,” disse Lord Hisashi, sarcastico. “È l’annuncio dell’imminente arrivo del mio primo nipote, non dovresti reagire con quella faccia atterrita.”
Il tempo delle parole era finito.
Le fiamme blu avvolsero il braccio destro di Touya e tutti, tranne All For One, si mossero per arrivare al suo fianco.
“Che cosa credi di fare, Principe Nero?” Domandò il mostro, visibilmente annoiato. “Non ero venuto qui con male intenzioni. Al contrario, volevo porgerti la mano da buon amico.”
“Tenko è nostro amico!” Esclamò Himiko, con le lacrime agli occhi, per nulla spaventata.
“Quello che dice lei!” Concordò Jin a gran voce. “Assolutamente no, è folle!” Si contraddisse da solo.
“È per Shigaraki che siamo qui,” disse Shuichi.
“La nostra lealtà è per il Principe Tenko e il Principe Touya,” si aggiunse Akihiro. “Mi hanno insegnato a essere un fuorilegge che mantiene la parola data.”
Il mostro li squadrò tutti, uno a uno.
“Ti faccio i miei complimenti, giovane Touya,” disse. “Sei riuscito ad avere i loro cuori, nonostante non t’importi nulla di loro e tu non faccia nulla per nasconderlo.”
“Se sono dei folli non è certo colpa mia,” ribatté Touya e, per tutta risposta, i suoi compagni gli si strinsero ancora di più a lui. “Ma dimmi quanto sei folle tu… Perché sei venuto fino a qui?”
Il sorriso di All For One si fece dolce, quasi paterno.
“In tutti questi anni, la mia proposta non è cambiata, Touya.”
Il Principe Todoroki sorrise.
“E la mia risposta è sempre la stessa.”
Shouto scelse quel momento per varcare la porta della cucina. Aveva un sorriso sulle labbra. Touya lo vide e restò a guardare mentre scompariva e tutti i colori defluivano dal suo volto. Aveva il suo mantello nero appeso al braccio, scivolò a terra.
All For One si accorse del nuovo arrivato una frazione di secondo più tardi.
Un battito di ciglia dopo - Touya non riuscì a vedere un bel niente, né a fare alcunché - il mostro aveva Shouto contro di sé, la mano destra stretta sulla sua gola, con la sola eccezione dell’Indice.
“Questa è una cosa che non avevo previsto,” ammise Lord Hisashi, mentre la stanza diveniva improvvisamente più fredda. “Non fare sciocchezze, mio piccolo Principe,” aggiunse, affondando di più le dita nella gola del fanciullo. “Basta che ti sfiori con questo indice e della tua bella testolina rimarrà solo polvere.”
“Shouto, fa come ti dice,” disse Touya, estinguendo le fiamme blu intorno al suo braccio.
All For One sorrise, estatico.
“Questo sì che è un gran colpo di scena,” commentò.
Touya lo ignorò.
“Shouto, guarda me.”
Suo fratello provò a farlo, ma la stretta del mostro su di lui era tanto stretta da rendergli difficile respirare.
“Sapevo che lo avevi rapito,” disse All For One, tracciando la linea della cicatrice di Shouto con l’indice della mano libera. “Consumato come sei dall’odio e dal desiderio di vendetta, credevo lo avrei trovato più sfregiato di così.” Sollevò lo sguardo. “Ma l’ultima volta che ti ho visto anche tu eri più sfregiato di come sei ora.”
“Le ustioni cambiano col passare degli anni, come qualunque altra parte del corpo,” ribatté Touya, come se stesse parlando con un demente.
“Sì, ma non si riassorbono,” ribatté All For One. “E le tue lo stanno facendo. Non dovresti neanche essere vivo e ora stai guarendo, lentamente.” Gli occhi rossi si posarono sul profilo di Shouto. “A chi dobbiamo un simile miracolo?”
“Sei qui per me, non per lui,” gli ricordò Touya, avvicinandosi.
Sentì i suoi compagni mormorare di rimanere lontano, la mano di Himiko cercò anche di trattenerlo ma non ci riuscì.
“Sì,” confermò All For One. “Ma è così divertente vederti cadere sotto il peso delle tue stesse menzogne.”
Touya fissò lo sguardo negli occhi di Shouto, vi trovò paura ma anche la fiamma luminosa di chi è pronto a combattere. Quanto era coraggioso il suo stupido ragazzino.
“Quali menzogne?” Domandò.
“Mi stai offrendo la possibilità di fare le prove generali prima del grande atto,” spiegò All For One. “Quando Katsuki Bakugou si presenterà al mio cospetto così fiero e tracotante, finirà per fare la tua stessa faccia appena saprà che stringo in pugno non solo il suo amato Izuku, ma anche il loro primo figlio?”
Gli occhi di Shouto divennero enormi a quella rivelazione. Touya scosse appena la testa, come a dirgli di non pensarci, non in quel momento.
“È che cosa stai stringendo nelle mani in quel momento?” Lo provocò Touya, con un sorrisetto. “Assolutamente niente.”
Scandì ogni sillaba con eccessiva cura.
All For One non gli credette.
“Non sei un bugiardo così bravo, Touya,” sibilò, schifosamente vicino all’orecchio di Shouto. “Ma non ti preoccupare, non è colpa tua. Sono sempre gli altri a tradirci. Dici che i tuoi compagni valgono meno di niente per te, eppure ti restano accanto, nonostante tu non faccia mistero di cosa provi per loro.”
“Beh… Siamo pazzi…” Commentò Jin, poi si diede una botta in testa da solo. “Pensa per te!”
“Io voglio bene a Touya!” Disse Himiko, ferma. “Non importa che lui non ne voglia a me!”
Touya non si voltò nemmeno a guardarli.
“Vedi? I nostri atteggiamenti, alle volte, ci tradiscono e finiamo per ricevere da altri ciò che non abbiamo mai chiesto perché, in fondo, non siamo così i cattivi della storia che vorremmo essere.”
Touya fece ancora un passo in avanti.
“Polverizzalo, avanti,” disse, fermo.
“Non sei convincente, Touya,” lo schernì All For One. “È inutile che cerchi di prendere tempo facendo il sostenuto. Guardalo…”
E il Principe Nero lo fece. Vide se stesso riflesso negli occhi di Shouto.
“Stai attento al modo in cui ti guarda,” disse, perfido. “Il tuo fratellino è convinto che tu lo verrai a salvare. E per farlo devi solo appoggiare un ginocchio a terra e chinare la testa di fronte a me.”
Shouto si divincolò nella stretta.
“Touya, non farlo!”
“Buono! Stai buono!”
All For One lo strinse con più forza e Touya sentì le ossa scricchiolare senza rompersi. Shouto gettò la testa all’indietro, contro la spalla del suo assalitore, aggrappandosi all’aria come poteva.
“Voi Todoroki non riuscite proprio a non essere ostinati, eh?” Lord Hisashi stava perdendo la pazienza. “Non sarebbe così anticlimatico se finissi per uccidere il capolavoro di Enji Todoroki spezzandogli il collo? No, facciamo le cose come si deve, ci tengo all’estetica.” Abbassò l’indice, ancora un poco e avrebbe toccato la gola di Shouto.
Istintivamente, Touya si mise in avanti.
E All For One indietreggiò, poi rise.
“Vogliamo giocare a rincorrerci fino a che tuo fratello non muore, Principe Nero?”
Pensa, si ripeteva Touya nella sua testa. Pensa. Ci deve essere una via di fuga, trova una via di fuga.
Aveva combattuto al fianco di Tenko Himura per metà della sua vita, se qualcuno poteva individuare il suo punto debole, quello era lui.
“Avevi giurato che non lo avresti più lasciato vincere, Tenko!” Esclamò Touya, rivolgendosi al vero proprietario di quel corpo.
All For One alzò gli occhi al cielo.
“Mi aspettavo qualcosa di meno banale da te, Tou-“
“Entrambi gli abbiamo detto no, perché sia io che te siamo più forti di lui, Tenko!”
All For One indietreggiò di nuovo e per poco non inciampò, come se non fosse padrone delle proprie gambe. C’era riuscito, Touya aveva trovato uno spiraglio.
“Vuoi che si prenda Izuku?” Insistette. “Vuoi che si prenda suo figlio? Vuoi che-“
Un ruggito lo zittì, poi la terra cominciò a tremare sotto di loro.
“Che succede adesso?” Si domandò Atsuhiro, afferrando Jin e Himiko per tirarli verso la parete.
Nella confusione, Shouto finì a terra, sollevato sui gomiti. Il pavimento sotto di lui si stava rompendo, come un lago ghiacciato nei primi giorni di primavera. Due mani forti lo afferrarono per le braccia e lo sollevarono. D’istinto, fece appello ai suoi poteri ma i suoi occhi incrociarono quelli turchesi di Touya, prima che potesse usarli.
“Muoviti, Shouto! Muoviti!”
Suo fratello lo trascinò via di peso e, un istante dopo, il pavimento crollò. Un Drago bianco e uno nero ne uscirono a fauci sguainate, riducendo la cucina a un ammasso di macerie. Ben presto, il soffitto fece la stessa fine e le due bestie presero a volare tra le torri del castello, indisturbate.
Quando riuscirono di nuovo a sollevarsi in piedi, i due Principi si ritrovarono l’uno al fianco dell’altro. Scosso, Shouto guardò suo fratello senza riuscire a dire una parola. Touya fu più pragmatico ma meno gentile: gli aprì il colletto della camicia con tanta forza che i primi due bottoni saltarono ed esaminò da vicino la pelle pallida. La stretta delle dita di All For One aveva lasciato dei segni ben visibile, che il tempo avrebbe reso più scuri prima che potessero sparire del tutto. Era davvero poca cosa rispetto a quello che sarebbe potuto accadere.
Touya non smise di toccarlo, ma rimase in silenzio e Shouto fece lo stesso. Si guardarono e basta, concedendo a loro stessi di riprendere il respiro che avevano trattenuto insieme.
“Tutti vivi?” Chiese la voce di Shuichi dal basso.
Entrambi i Todoroki si affacciarono sulla voragine che si era aperta in mezzo alla cucina, che offriva una perfetta visuale dall’alto del Nido dei Draghi.
“Felice di vedere che il Principe sta bene,” aggiunse Shuichi.
Touya ridacchiò perché ovviamente non era a lui che si stava riferendo.
“Sei strisciato di sotto per agitare i Draghi, mentre lo tenevo occupato a parlare, bravo,” commentò Touya, con una lieve nota di sarcasmo. “Sei proprio una Lucertola.”
Shuichi non si fece scrupoli a rivolgergli il dito medio.
“Non c’è di che, Vostra Altezza!” Esclamò. “Gli altri tre?”
“Siamo qui!”
Touya sollevò lo sguardo: erano dalla parte opposta della stanza, vicino al caminetto, Himiko era completamente illesa, mentre gli altri due si stavano liberando di alcuni detriti caduti loro addosso. Pochi minuti e sarebbero stati tutti sulle loro gambe.
“Dov’è finito Lord Shigaraki?” Domandò Shouto.
Touya si guardò intorno, mentre l’aria fredda dell’inverno gli tirava indietro i capelli. Non fu sorpreso di non trovarne traccia né s’illuse che uno dei Draghi lo avesse divorato per sbaglio.
A proposito dei…
Touya sollevò lo sguardo e non trattenne un sospiro esasperato nel vedere i due Draghi che giocavano tra le torri, provocando qualche danno architettonico nel processo.
“Shouto, dobbiamo andare a recuperare-“
Suo fratello lo zittì, afferrandogli il polso.
“Izuku è in pericolo!” Esclamò. “Izuku è… Se Izuku aspetta il figlio di Katsuki ed è da solo…”
“Sì, Shouto, sei molto coraggioso, ma vedi lassù?” Touya gli afferrò il mento, costringendolo a porre attenzione al problema che avevano alla mano. Ci sarebbe stato il tempo di parlare di quanto era successo, tranne che di come il cuore di Touya si fosse fermato una dozzina di volte per tutto il tempo che quel mostro aveva . E, sì, poi avrebbero parlato di Tenko, di Izuku e di come salvarli.
“Se non andiamo a domare quei Draghi, oltre a una cucina perderemo anche il resto del castello,” disse il Principe Nero.
Nel sole di quel mattino d’inverno, gli occhi di Shouto splendevano come due diamanti e i capelli bicolori, resi ribelli dal vento, facevano venire voglia di accarezzarli e scoprire se erano morbidi come sembravano. Sì, lo erano. Touya lo sapeva già. Ma saperlo non gli toglieva la voglia di toccarli ancora.
“Andiamo a riprenderci i nostri Draghi, poi penseremo al resto.”
Shouto gli sorrise e quel sorriso oscurò il sole.
“Sì, andiamo.”