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CosT 12. Week 4.
M3: 300
Il giovane sedeva tra le rovine, un ginocchio stretto al petto e lo sguardo basso, perso nel vuoto. “Mi hai trovato tu?” Domandò, senza guardare il nuovo arrivato.
Fukuzawa scosse la testa. “Sai bene che non ci sarei mai riuscito.”
Dazai assunse una posizione composta. “Se lui è qui, non voglio parlargli,” disse, velenoso.
“Ne è consapevole.”
Gli occhi scuri si sollevarono su quelli azzurri dell’uomo più maturo. “Sei qui in sua vece?”
“No, sono qui per te,” rispose Fukuzawa. “Ci sono delle persone che sono preoccupate per te e che ti vogliono bene. E pur sapendolo, sei sparito nel nulla, lasciando il tuo bambino e il tuo compagno?”
Il viso di Dazai si addolcì, lasciando che la tristezza prendesse il posto della rabbia. “Non volevo fare del male a loro.”
“Loro ti perdoneranno,” lo rassicurò Fukuzawa. “Il punto è se tu riuscirai a perdonare chi ti ha ferito.”
Dazai si mordicchiò il labbro inferiore. “Tu sapevi tutto fin dall’inizio, vero?”
Fukuzawa annuì. “Non te lo nascondo.”
“Te lo ha detto lui?”
“Voleva che sapessi con esattezza quello che avevo tra le mani,” disse Fukuzawa. “L’Agenzia è stata una tua scelta. Lui ha solo giocato con le carte che tu gli hai lasciato.”
Dazai sorrise, sarcastico. “A che pro?”
Fukuzawa lo guardò dritto negli occhi. “Ti ha dato la vit-“
“Non lo dire,” lo bloccò Dazai, secco.
“Come vuoi.” Fukuzawa allungò il diario che stringeva tra le dita. “Ma la sua storia è anche la tua e puoi mentire a me quanto vuoi, ma non puoi convincere te stesso che non t’interessi.”
Dazai lo accettò. “Non sei mio padre, vero?”
A Fukuzawa venne da ridere. “Conosci già la risposta.”
“Sì, sì.” Dazai annuì. “Ma un po’ mi dispiace.”
“Andrai da lui, da Johann?”
“Sì, una riunione di famiglia penso sia necessaria.”
M3: 300
Il giovane sedeva tra le rovine, un ginocchio stretto al petto e lo sguardo basso, perso nel vuoto. “Mi hai trovato tu?” Domandò, senza guardare il nuovo arrivato.
Fukuzawa scosse la testa. “Sai bene che non ci sarei mai riuscito.”
Dazai assunse una posizione composta. “Se lui è qui, non voglio parlargli,” disse, velenoso.
“Ne è consapevole.”
Gli occhi scuri si sollevarono su quelli azzurri dell’uomo più maturo. “Sei qui in sua vece?”
“No, sono qui per te,” rispose Fukuzawa. “Ci sono delle persone che sono preoccupate per te e che ti vogliono bene. E pur sapendolo, sei sparito nel nulla, lasciando il tuo bambino e il tuo compagno?”
Il viso di Dazai si addolcì, lasciando che la tristezza prendesse il posto della rabbia. “Non volevo fare del male a loro.”
“Loro ti perdoneranno,” lo rassicurò Fukuzawa. “Il punto è se tu riuscirai a perdonare chi ti ha ferito.”
Dazai si mordicchiò il labbro inferiore. “Tu sapevi tutto fin dall’inizio, vero?”
Fukuzawa annuì. “Non te lo nascondo.”
“Te lo ha detto lui?”
“Voleva che sapessi con esattezza quello che avevo tra le mani,” disse Fukuzawa. “L’Agenzia è stata una tua scelta. Lui ha solo giocato con le carte che tu gli hai lasciato.”
Dazai sorrise, sarcastico. “A che pro?”
Fukuzawa lo guardò dritto negli occhi. “Ti ha dato la vit-“
“Non lo dire,” lo bloccò Dazai, secco.
“Come vuoi.” Fukuzawa allungò il diario che stringeva tra le dita. “Ma la sua storia è anche la tua e puoi mentire a me quanto vuoi, ma non puoi convincere te stesso che non t’interessi.”
Dazai lo accettò. “Non sei mio padre, vero?”
A Fukuzawa venne da ridere. “Conosci già la risposta.”
“Sì, sì.” Dazai annuì. “Ma un po’ mi dispiace.”
“Andrai da lui, da Johann?”
“Sì, una riunione di famiglia penso sia necessaria.”