Il terzo incomodo
Mar. 9th, 2019 11:34 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Keith si era appisolato su di lui con la nuca contro la sua spalla. I capelli corvini erano sciolti e gli ricadevano sul petto creando un piacevole contrasto con la pelle pallida, così come i segni rossi lasciati dalle bocche appassionate sua e di Lance. Shiro arricciò una ciocca scura intorno all’indice della mano sinistra, scoprendo uno dei capezzoli rosei. Tracciò i contorni dell’aureola con il polpastrello del pollice e il petto di Keith si sollevò in un respiro profondo, si stiracchiò contro il suo petto e strinse le gambe per soffocare la sensazione piacevole che gli stava riscaldando il basso ventre. Con gli occhi ancora chiusi, afferrò la mano di Shiro e la spinse pigramente contro le lenzuola.
Non aprì gli occhi, non disse niente.
Shiro accettò quel rifiuto di buon grado: era stanco per il viaggio, per la lunga giornata, per quello che avevano fatto su quel letto.
Pidge e Hunk si stavano interrogando sulla loro assenza, oppure si erano persi nei loro discorsi e non stavano perdendo il tempo a farsi domande?
Lance riemerse dal bagno in una nuvola di vapore, non c’era alcun asciugamano a coprire la sua nudità. Shiro sollevò lo sguardo e si scambiarono un sorriso, poi Lance scivolò sul letto e strinse i denti sulla pelle morbida della coscia di Keith per destarlo dal suo torpore.
Il Galra sussultò contro il petto di Shiro e gli occhi viola si aprirono per un istante. “Lance…” Si lamentò. Lance risalì lungo il suo corpo lasciando una scia di baci a fior di labbra, fermandosi solo quando raggiunse le labbra imbronciate.
Le ciglia scure di Keith fluttuarono e il viola dei suoi occhi sfidò l’altro a provare a disturbarlo ancora. Lance, però, non aveva mai avuto il buon senso di lasciarlo in pace. “Sveglia, sveglia, bell’addormentato,” mormorò contro la sua bocca, poi si chinò, percorse la stessa strada a ritroso fino ad affondare il naso nel pube scuro.
Shiro aspettò che Keith lo spingesse a farsi indietro come aveva fatto con lui. Non accadde.
Lance lambì la pelle morbida dell’interno coscia per invitarlo a divaricare di più le gambe e Keith accettò l’invito, piegò le ginocchia, si spinse in avanti.
Shiro lo sentì inarcarsi pigramente contro di lui mentre la bocca di Lance gli dava piacere. Keith allungò la mancina all’indietro, si aggrappò ai capelli sulla nuca dell’uomo alle sue spalle. Quello fu l’unico modo in cui Shiro venne coinvolto in quell’amplesso, ma non era un invito.
Lance si sollevò sulle ginocchia. “Vieni qui…”
Avvolse le braccia intorno a Keith, lo tirò sulle sue gambe e si avvinghiarono l’uno all’altro, le bocche premute l’una sull’altra.
Shiro era uno spettatore clandestino. Era lì e la sua presenza non li disturbava, ma non era necessaria. Non era uno dei loro giochi, non era uno spettacolo per lui, per provocarlo e spingerlo a darsi piacere da solo.
Stavano facendo l’amore davanti ai suoi occhi come se lui nemmeno fosse lì.
Shiro aveva già vissuto una scena simile anni prima, durante quel goffo gioco erotico a tre della sua adolescenza. Solo il punto di vista era diverso: come Keith era tra le braccia di Lance in quel momento, lui si era ritrovato tra quelle di Adam e Curtis era rimasto a guardare qualcosa di cui non faceva parte.
Da quel che ricordava, suo marito era riuscito a trarre una qualche forma di piacere da quella situazione, poi era stato investito dalla delusione, dal senso d’inadeguatezza.
Shiro non ci riusciva.
Keith e Lance erano splendidi persi nella in quella parentesi di piacere tutta loro, ma quel dettaglio era come una nota stonata, la punta del gesso che strideva sulla lavagna.
Era splendido e insopportabile.
Keith e Lance erano qualcosa senza di lui. Shiro non sapeva quando era successo ma era certo che non fosse accaduto sotto i suoi occhi, durante i loro incontri clandestini.
C’era dell’altro. C’era una storia che gli era stata taciuta, che aveva preso forma mentre lui era impegnato a vivere il suo matrimonio.
Mentre Keith spingeva Lance contro il materasso e intrecciava le dita alle sue per costringerlo con le mani sopra la testa, Shiro si alzò bruscamente dal letto e sparì in bagno.
Keith fu il primo ad allontanarsi e a voltarsi.
Lance si sollevò sui gomiti. “Che cosa gli è preso?”
Non aprì gli occhi, non disse niente.
Shiro accettò quel rifiuto di buon grado: era stanco per il viaggio, per la lunga giornata, per quello che avevano fatto su quel letto.
Pidge e Hunk si stavano interrogando sulla loro assenza, oppure si erano persi nei loro discorsi e non stavano perdendo il tempo a farsi domande?
Lance riemerse dal bagno in una nuvola di vapore, non c’era alcun asciugamano a coprire la sua nudità. Shiro sollevò lo sguardo e si scambiarono un sorriso, poi Lance scivolò sul letto e strinse i denti sulla pelle morbida della coscia di Keith per destarlo dal suo torpore.
Il Galra sussultò contro il petto di Shiro e gli occhi viola si aprirono per un istante. “Lance…” Si lamentò. Lance risalì lungo il suo corpo lasciando una scia di baci a fior di labbra, fermandosi solo quando raggiunse le labbra imbronciate.
Le ciglia scure di Keith fluttuarono e il viola dei suoi occhi sfidò l’altro a provare a disturbarlo ancora. Lance, però, non aveva mai avuto il buon senso di lasciarlo in pace. “Sveglia, sveglia, bell’addormentato,” mormorò contro la sua bocca, poi si chinò, percorse la stessa strada a ritroso fino ad affondare il naso nel pube scuro.
Shiro aspettò che Keith lo spingesse a farsi indietro come aveva fatto con lui. Non accadde.
Lance lambì la pelle morbida dell’interno coscia per invitarlo a divaricare di più le gambe e Keith accettò l’invito, piegò le ginocchia, si spinse in avanti.
Shiro lo sentì inarcarsi pigramente contro di lui mentre la bocca di Lance gli dava piacere. Keith allungò la mancina all’indietro, si aggrappò ai capelli sulla nuca dell’uomo alle sue spalle. Quello fu l’unico modo in cui Shiro venne coinvolto in quell’amplesso, ma non era un invito.
Lance si sollevò sulle ginocchia. “Vieni qui…”
Avvolse le braccia intorno a Keith, lo tirò sulle sue gambe e si avvinghiarono l’uno all’altro, le bocche premute l’una sull’altra.
Shiro era uno spettatore clandestino. Era lì e la sua presenza non li disturbava, ma non era necessaria. Non era uno dei loro giochi, non era uno spettacolo per lui, per provocarlo e spingerlo a darsi piacere da solo.
Stavano facendo l’amore davanti ai suoi occhi come se lui nemmeno fosse lì.
Shiro aveva già vissuto una scena simile anni prima, durante quel goffo gioco erotico a tre della sua adolescenza. Solo il punto di vista era diverso: come Keith era tra le braccia di Lance in quel momento, lui si era ritrovato tra quelle di Adam e Curtis era rimasto a guardare qualcosa di cui non faceva parte.
Da quel che ricordava, suo marito era riuscito a trarre una qualche forma di piacere da quella situazione, poi era stato investito dalla delusione, dal senso d’inadeguatezza.
Shiro non ci riusciva.
Keith e Lance erano splendidi persi nella in quella parentesi di piacere tutta loro, ma quel dettaglio era come una nota stonata, la punta del gesso che strideva sulla lavagna.
Era splendido e insopportabile.
Keith e Lance erano qualcosa senza di lui. Shiro non sapeva quando era successo ma era certo che non fosse accaduto sotto i suoi occhi, durante i loro incontri clandestini.
C’era dell’altro. C’era una storia che gli era stata taciuta, che aveva preso forma mentre lui era impegnato a vivere il suo matrimonio.
Mentre Keith spingeva Lance contro il materasso e intrecciava le dita alle sue per costringerlo con le mani sopra la testa, Shiro si alzò bruscamente dal letto e sparì in bagno.
Keith fu il primo ad allontanarsi e a voltarsi.
Lance si sollevò sui gomiti. “Che cosa gli è preso?”