XOXO

Mar. 4th, 2019 06:12 pm
[personal profile] odetjoy
[CowT#9. Quarta settimana. M1: "rivelazione"]




Congratulazioni cadetto/ufficiale!
Se stai leggendo questo messaggio, stringi tra le mani il biglietto d’ingresso per il venerdì sera più epico della storia dell’esplorazione spaziale. Segui le indicazioni per raggiungere la posizione che ti è stata inviata insieme a questo invito e preparati a festeggiare!
La parte bella della Galaxy Garrison ha l’onore e il dovere di regalare a Matthew Holt e Takashi Shirogane un’ultima serata che li farà rimpiangere la Terra per tutto l’anno della durata della missione su Kerberos.
Per tanto, fate i bravi e presentatevi puntuali e in ordine per la cerimonia che si terrà nella Sala degli Ufficiali quello stesso venerdì alla fine delle lezioni e subito dopo… Via! Prendete le vostre hooverbike, chiedete il permesso per avere un’auto o andate contro tutte le leggi della fisica e inventate un congegno di teletrasporto!
Non è importante il modo in cui arriverete alla festa – a meno che non vogliate rubare un jet e morire di morte violenta per mano del Comandante Iverson –, ciò che conta è poter, tra qualche tempo, ripensare all’ultimo week end terrestre dei due giovani che cambieranno la storia e diverranno leggende e dire: “io c’ero…”
Vi aspettiamo!
XOXO





Matt lesse ogni parola sul display del cellulare che gli era stato molestamente sbattuto in faccia e finse di non avere la minima idea di quello che stava succedendo. “Interessante…” Commentò, grattandosi il mento distrattamente.
Oltre il display luminoso, Shiro gli lanciò un’occhiata molto più che eloquente. “Interessante...” Gli fece il verso.
Matt allargò le braccia, assumendo un’espressione smarrita e di pura innocenza. “Qui c’è scritto che ti è arrivato ieri sera e noi condividiamo un appartamento. Te ne saresti accorto se avessi fatto qualcosa.”
Shiro poggiò il cellulare sul tavolino rotondo che li separava. “Non sono un esperto informatico ma sono quasi sicuro che si possa programmare la data e ora desiderata per inviare un messaggio,” disse, sarcastico.
“Bah… Opzione inutile, non credi? Se voglio mandare un messaggio è perchè mi aspetto che qualcuno mi risponda subito, non tra tre giorni!”
“Matt…”
“Pensi davvero che se si trattasse di me, mi farei scoprire in questo modo?” Domandò Matt, incrociando le braccia contro il petto e imbronciandosi. “Sappi che mi ritengo insultato.”
Shiro prese un respiro profondo. “Matt, andiamo, io non sono stato di certo e nessun altro alla Galaxy Garrison ha tempo da perdere a mettere in piedi un evento del genere.”
Matt sbuffò. “Poi dopo si lamentano che le nuove generazioni si cacciano nei guai. Ovvio che lo fanno: si annoiano tutti!” Esclamò. “Qualche genio incompreso che tiene a entrambi deve aver avuto la bella pensate di rendere questa cosa di Kerberos un po’ meno ingessata, tipo Keith…” Avrebbe dovuto dire Veronica, sarebbe suonato più realistico.
Shiro trattenne a stento una risata. “Keith?” Ripetè, incredulo e divertito al tempo stesso. “Tu credi davvero che se Keith volesse fare qualcosa in nostro onore, organizzerebbe una festa sovraffolata?”
“Partiamo dal presupposto che se Keith volesse organizzare qualsiasi cosa lo farebbe solo per te.”
“Ti metti a fare il drammatico?” Shiro non aveva ancora preso il primo caffè della mattina e già il suo migliore amico aveva organizzato un complotto e stava cercando di tirarsene fuori. Aveva paura di scoprire che cosa gli avrebbe riservato la giornata prima del calar del sole.
“Sorvolando sui discorsi superflui…” Matt sfoderò un gran sorriso pieno di aspettativa. “Siamo gli ospiti d’onore: non possiamo mancare.”
Shiro fece una smorfia: se lo aspettava. “Matt, non era necessario fare qualcosa che coinvolgesse l’intera Accademia.”
“Lo so, sono d’accordo con te!” Matthew Holt poteva essere un genio nel suo mestiere ma in quanto recitazione era abbastanza scarso. “Ma ormai ci hanno tirato in ballo e sarebbe maleducato nei confronti di chi risponderà all’invito non presentarci.”
Shiro decise in fretta che lo avrebbe accontentato. “E va bene…” Disse stancamente, come se non avessero lasciato i loro letti appena un’ora prima.
Ci mancò poco che Matt si mettesse a improvvisare un ballo della vittoria lì, in mezzo alla caffetteria, nel pieno dell’orario di colazione. “Sarà fantastico!” Assicurò all’amico. “Una serata spensierata tra amici come non facevamo da secoli!”
Shiro inarcò le sopracciglia. “Non è propriamente tra amici se conosci solo un decimo delle persone che brinderanno in tuo onore.”
“Sarà il nostro arrivederci al mondo,” continuò Matt con entusiasmo. “Dopo tutti i mesi di preparazione che ci siamo lasciati alle spalle, ci serve dimenticarci per un po’ quello che stiamo facendo: ci aiuterà a rimanere più concentrati lunedì.”
“Come quando ci proibivamo di toccare libro quarantotto ore prima di un esame?”
“Esatto. Per tre giorni non dobbiamo fare altro che quello che ci piace, tutto ciò che sai che ti mancherà una volta che sarai lassù.”
Il sorriso di Shiro si fece un po’ malinconico. “Detto così è un po’ triste.”
Matt inarcò le sopracciglia. “Per quale ragione lo sarebbe?”
Con una scrollata di spalle, il pilota voltò gli occhi grigi verso la vetrata e finse di guardare il paesaggio desertico al di là. “Più che un arrivederci sembra un addio.”
Matt rinsavì dal suo stato di esaltazione per un istante. “Beh… Qualcosa cambierà in nostra assenza. Sarebbe ingenuo da parte nostra pensare che il mondo come lo conosciamo oggi sarà qui ad aspettarci quando torneremo.” Si morse immediatamente la lingua ma era già troppo tardi. “Infelice scelta di parole. Shiro diment-“
“Matt, rilassati,” lo interruppe Shiro, alzando entrambe le mani per sottolineare il significato delle sue parole. “Va tutto bene.”
Il ragazzo d’oro della Galaxy Garison sorrideva e nessuna nube rendeva meno brillante l’acciaio dei suoi occhi. Ma Matthew Holt era Matthew Holt. Se qualcuno avesse chiesto a lui come stava il suo migliore amico dopo gli ultimi eventi nella sua vita sentimentale, avrebbe usato solo una parola per descrivere lo stato emotivo di Shiro: “dissimulazione…”
“Prego?” Domandò il diretto interessato.
Matt venne salvato dal pronto intervento del cameriere. “Ecco a voi,” disse il ragazzo - si chiamava Steve, biondino, più o meno della loro età. “Il miglior caffè della Galaxy Garrison per i due eroi della nostra generazione.” Lo disse con un tale entusiasmo che Matt lo studiò con sospetto - anche perché, pur avendo usato il plurale, non lo aveva degnato di uno sguardo.
Shiro, invece, stordito dall’odore paradisiaco del caffè, non si accorse assolutamente di nulla. “Ti ringrazio, Steve.” Neutra cortesia.
Il cameriere, però, non si mosse. “Ho saputo della festa.” Buttò lì.
Shiro non ebbe nessuna particolare reazione: tutto il suo mondo in quel momento era rappresentato dalla tazza bollente tra le sue mani. “Già, la festa…” Una risposta casuale, poco ragionata.
Matt alzò gli occhi al cielo. “Non ne sapevamo nulla,” intervenne.
L’espressione di Steve si fece smarrita. “Ma ci sarai?” Domandò.
Matt ghignò dietro la sua tazza di caffè: si era dimenticato di usare il plurale molto presto. Chiedere a Shiro di avere un’intuizione, però, era davvero troppo.
“Accompagno Matt,” disse il ragazzo d’oro con un’ingenuità tale che il giovane Holt fu tentato di fargli notare la scritta flirt in corso stampata sulla faccia di Steve. “E forse Keith, se vorrà venire.”
Matt non era certo che il cameriere sapesse chi fosse Keith ma il suo nome fu di troppo in quella conversazione. “Capisco,” disse Steve. “Mi auguro vi divertirete,” aggiunse senza entusiasmo. Tornò al lavoro prima che Shiro potesse replicare.
Matt sbuffò. “Troppo drammatico,” commentò.
“Chi?” Domandò Shiro.
“Non lo hai visto? Si è rabbuiato non appena hai nominato Keith!”
“Non mi è parso…”
Quello era uno di quei rari momenti in cui Matt provava un’improvvisa ondata di pietà per il compianto Adam Wright - che era ancora vivo e vegeto di fatto, ma non per il giovane Holt. “Se una ragazza parlasse così con me, sparirei dalla circolazione e mi rivedresti direttamente lunedì per il lancio!”
Shiro inarcò le sopracciglia e lanciò un’occhiata a Steve, che si era rifugiato dietro il bancone in mezzo alla sala a incassare la sconfitta tra un caffè e l’altro. “Non ci stava provando,” disse. “Mi serve il caffè tutte le mattine. È stato solo cortese.”
Matt si costrinse a non sbattere la testa contro il tavolo. “Preparati, in molti saranno cortesi con te durante il week end.”
“Che intendi?”
“Che quando un giovane uomo è prossimo a un lungo periodo di astinenza forzata, ci si aspetta che si conceda dei vizi nelle ore che precedono la sua astensione da tutto e se il ragazzo in questione è il neo-single più quotato sulla piazza…” Matt lasciò intendere quanto seguiva.
A Shiro quella prospettiva non lo piacque per niente. “Hai organizzato questa festa per farmi fare sesso prima del lancio, Matt?”
“Shiro, piantala!” Lo pregò il giovane Holt. “Sei l’unico a credere che potrei fare una cosa del genere!”
Per sua sfortuna, il piccolo, dolce Keith Kogane comparve accanto al loro tavolino con il giusto tempismo per far crollare tutte le sue certezze. “Che cosa significa questo?” Domandò con sincera perplessità, mostrando a Matt l’invito sul display del suo cellulare.
Il giovane Holt lo afferrò per il braccio e lo costrinse seduto sull’unica sedia libera del loro tavolo. “Keith, non attirare l’attenzione,” sibilò.
Il cadetto, terrorizzato, cercò lo sguardo di Shiro in cerca di risposte e questi forzò un sorriso. “Annuisci e andrà tutto bene, Keith.”
“Non trattarmi come un folle, Shirogane!”
“Si dice che qui qualcuno ha organizzato una festa!” Veronica comparve alle spalle del giovane Holt, facendolo sobbalzare. “Devo ammetterlo, Matthew, ci vuole un po’ di brio come ai tempi dell’addestramento prima che voi due partiate.”
“Ma perché siete tutti convinti che ci sia io dietro a tutto questo?” Si lamentò Matt, esasperato.
Keith inarcò le sopracciglia. “Chi altro potrebbe spedire un invito a tutta l’Accademia usando la connessione comune ma rendendo impossibile risalire al mittente?”
Veronica sorrise sorpresa. “Il ragazzino ha fatto i compiti.”
Keith scrollò le spalle. “Qualcuno del corso d’informatica ne parlava ieri sera in mensa quando è cominciato tutto,” raccontò. “Ma ho capito che si trattava di Matt solo leggendo l’invito.”
Shiro gli strinse la spalla. “La voce della verità, Matt.”
“Siete voi gli amanti del complotto,” si difese Matt. “Non avete prove per-“
“Holt, gradirei avere una spiegazione!” Tuonò Adam Wright, comparendo dal nulla come in un incubo a occhi aperti.
L’aria si fece immediatamente più tesa. Con la coda dell’occhio, Matt vide Keith entrare nella sua modalità sono dotato di artigli e non ho paura di usarli, ma non ebbe il coraggio di cercare gli occhi di Shiro.
“Che cosa vorresti da me, Wright?” Domandò con aria di sfida.
Adam non ci girò troppo intorno. “Furbo da parte tua mandare un invito a tutta l’Accademia, tranne a me.”
Veronica trattenne una risata. “Ecco la prova di colpevolezza,” borbottò sommessamente.
“La tua triste personalità è proverbiale, Adam. Chiunque sia dietro a questa festa deve conoscerti e provare per te la giusta antipatia,” si giustificò Matt, per nulla incline ad ammettere alcunchè.
“Ti sei appena puntato il dito addosso, Holt,” replicò Adam.
“Andiamo, Keith,” disse Shiro, alzandosi in piedi.
Sia Matt che Veronica notarono che Adam lo guardò come se si fosse accorto di lui solo in quel momento.
“Faremo tardi per la tua simulazione,” aggiunse il ragazzo d’oro della Galaxy Garrison con un sorriso gentile.
Keith non esitò un istante a seguirlo fuori dalla caffetteria.
Veronica decise che era tempo anche per lei e Adam di tornare ai loro doveri. “Andiamo anche noi,” disse, stroncando sul nascere ogni possibilità che lui e Matt si scannassero liberamente in assenza di Shiro e Keith. “Ci vediamo alla festa,” aggiunse rivolgendosi al giovane Holt, poi sorrise diabolica. “Tutti e tre…”
Matt sgranò gli occhi orripilato. Adam lanciò alla collega un’occhiata storta da cui lei non si sentì minimamente minacciata.
“Buona giornata, Matt,” cinguettò Veronica, trascinando Adam fuori dalla caffetteria.
Alla fine il giovane Holt rimase solo con il suo caffè ormai freddo. "Sono solo prove circostanziali," borbotto tra sé e sé. "Nulla che possa portare a una rivelazione. Solo loro possono credere che io-"
"Holt!" Tuonò il Comandante Iverson, facendo la sua entrata in scena nella caffetteria sventolando il suo cellulare come se fosse una bomba sul punto di esplodere. "Questa volta non la passerai liscia!"

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