odetjoy ([personal profile] odetjoy) wrote2023-03-30 06:10 pm

Draghi

M3: Bestie

Il drago lo guardò come se lo stesse aspettando.
Nella semioscurità della caverna, i suoi occhi di ghiaccio rilucevano come animati da un bagliore proprio, mentre le pupille verticali erano strette, minacciose.
Persino Shouto, che era cresciuto con un Drago nella culla, si sentiva in soggezione di fronte a quella bestia ma, allo stesso modo, percepiva che non aveva ragione di aver paura.
Se il cuore gli batteva forte nel petto, era solo perché quella creatura lo affascinava enormemente. Non erano emozioni a cui era abituato. No, non era abituato alle emozioni e basta.
Per sopravvivere alla corte di suo padre e per non lasciarsi schiacciare dalle ambizioni caricate sulle sue spalle, Shouto aveva imparato a rendere di ghiaccio il suo cuore e, per molti anni, ci era riuscito.
Il tepore di un’amicizia inaspettata aveva impedito a quel gelo autoimposto di corrompere irrimediabilmente la sua anima. Shouto inciampava ancora nelle trame complicate tessute dai sentimenti, come quando si trattava del rapporto tra sé e suo padre, ma un cuore fermo era necessario per avvicinare un Drago.
Se si fosse dimostrato troppo insicuro, la creatura che aveva davanti non avrebbe avuto alcuna pietà di lui. Per questo il Principe procedette a testa alta, ma con passi ben cadenzati: quel Drago era un guerriero e non avrebbe accettato un’eventuale dimostrazione di superbia quanto di debolezza.
Quegli occhi rettili studiarono ogni suo movimento, studiandolo e Shouto gli permise di farlo in tutta calma, mantenendo una causa distanza di sicurezza. Imporsi gli sarebbe stato letale.
Il Drago aveva già un giovane signore, tutti gli altri esseri umani erano intrusi o nemici. Se fosse successo qualcosa al suo Principe Nero, quella creatura non gli sarebbe sopravvissuta a lungo. A Shouto era bastata vederli volare e combattere insieme per capirlo. Un legame così era raro anche in un reame di Signori dei Draghi come il loro.
Dabi era Touya.
Touya era Dabi.
L’uno non poteva esistere senza l’altro.
E come il suo padrone, quella bestia alata non aveva un’idea precisa di che cosa fosse la gentilezza. Fu proprio questo pensiero a spingere Shouto a brandirla.
“Ehi…” Mormorò, sollevando la mano destra. “Tranquillo Dabi, non voglio farti alcun male.”
La belva emise un ringhio basso. Gli stava concedendo il beneficio del dubbio, ma era lontano dal dargli fiducia.
“Sei in grado di leggermi dentro, no?” Continuò a parlare il Principe. “Riesci a sentire che non ho cattive intenzioni.”
Quando fu a meno di metro, il Drago si ritrasse con un verso infastidito, ma non accennò al volerlo attaccare. Shouto si fermò, accorgendosi del modo in cui gli occhi del rettile fissavano la sua mano e comprese la natura del problema.
Mentre adagiava la mano destra lungo il fianco per sollevare la sinistra, si diede dello stupido per non averci pensato prima.
“Sì, immagino che il ghiaccio non sia di tuo gradimento,” accennò un sorriso, come se stesse parlando con un amico. “Ma il mio fuoco dovrebbe esserti familiare.”
Le sue dita vennero avvolte dalle fiamme che aveva disprezzato per gran parte della sua vita, illuminando l’ambiente circostante.
Il Drago si mosse, assumendo una posizione più rilassata.
Quando furono vicini, davvero vicini, Shouto si fermò, in attesa.
I suoi occhi eterocromatici non lasciarono mai andare quelli gelidi del Drago, che tanto gli ricordavano le iridi penetranti del Principe a cui apparteneva.
Il momento non si dilatò che per pochi istanti, ma sembrarono molti di più. Quando il suo Drago spostò la testa in avanti e le sue squame calde aderirono al palmo del quindicenne, Shouto lasciò andare un sospiro di sollievo.
“Bravo, Dabi,” disse, mantenendo un tono gentile. “Bravo…”
Il Drago prese ad assecondare le sue carezze, emettendo bassi versi gutturali, simili alle fusa di un gatto e Shouto, grazie alla luce delle sue fiamme, ne approfittò per studiarlo più da vicino. Come era prevedibile, essendo entrambi figli dello stesso nido, Dabi non era molto diverso dalla sua Shiro. La sola differenza che saltava all’occhio era il colore: la bestia di suo fratello era nera, come la notte, mentre il Drago di Shouto era bianco.
Come la sua compagna di avventure, Dabi aveva una corona di corna sulla parte posteriore della testa e degli spuntoni più corti correvano su due linee parallele per tutta la lunghezza del collo. Lo stesso disegno si ripeteva sulla coda a punta. La schiena, dove veniva poggiata la sella, era un tappeto di squame piatte, lisce, come quelle delle ali.
Sentendo che il Drago era ormai a suo agio, Shouto continuò la sua esplorazione, senza essere molesto. La sua Shiro non era tanto possente, ma non aveva combattuto nemmeno metà delle sue battaglie. Il Principe tracciò la linea dorata che tracciava la linea della mandibola di Dabi. Come gli uomini, anche i Draghi portavano le cicatrici delle loro battaglie, ma il colore dei segni variava di creatura in creatura, rendendole più belle dopo ogni epica impresa.
Da bambino, Shouto ricordava con che incanto aveva guardato i Draghi più vecchi, sopravvissuti all’ultima grande guerra. Aveva smesso di vedere bellezza in quel dolore quando era toccato a Shiro subirlo.
“Tu sei un guerriero impavido, eh?” Domandò, quando le sue dita toccarono un’altra cicatrice, l’ennesima. Aveva perso il conto. “Hai vissuto una vita di lotte, restando sempre al fianco del tuo Principe. Come si può pensare di punirti per questo?”
“Gli innocenti sono i primi a pagare per i capricci dei potenti.”
Shouto alzò la testa appena in tempo per vedere un bagliore blu comparire sotto l’arco di entrata della grotta.
“Gli ultimi sono i nemici,” proseguì Touya, attraversando lo spazio che lo separava dal fratello minore con passi lenti e ben distesi. “Nel mezzo, tocca ai leali,” concluse, passando la mano avvolta dalle fiamme blu sulla testa del suo Drago.
Dabi si dimenticò immediatamente della presenza di Shouto, premendo il muso contro il petto del suo giovane padrone.
“Era una cosa che il Re Demone ripeteva spessa,” disse il Principe Nero, concedendo al suo fedele compagno di avventure tutte le tenere attenzioni di cui aveva bisogno. “Era un modo per ricordare a me e Tenko che se non fossimo stati forti come lui si aspettava da noi, i nostri fratelli sarebbero stati i primi a morire.”
Con la coda dell’occhio, Shouto studiò il profilo di suo fratello illuminato dalle fiamme blu.
“Tu lo ricordi bene?” Domandò. “Il Re Demone, intendo.”
“Quando è caduto avevo tredici anni, troppi per dimenticare” rispose Touya. “È un’età strana. Sei ancora un bambino, ma non lo sei più davvero. Al tempo, Tenko mi sembrava un moccioso con i suoi dieci anni, mentre ripeteva a memoria ogni parola di Lord Shigaraki come un maledetto ritardato. Ora lo guardo e dimentico che ci sono tre inverni a dividerci.”
“Siete amici?”
“Siamo entrambi colpevoli dello stesso regicidio, è diverso,” rispose Touya. Nonostante il tono affilato della voce, il modo in cui toccare il suo Drago era gentile e la spontaneità con cui lo faceva, disse a Shouto che quelle mani non erano poi così estranee alla gentilezza, nonostante il terribile potere che possedevano.
“Un regicidio che sembra non essersi mai compiuto,” disse Shouto, avvicinandosi di un passo. Prese in considerazione la possibilità di sollevare la mano avvolta dal fuoco e toccare il braccio del fratello. Un segno di pace: l’ultima volta che i loro poteri si erano toccati in un momento di quiete era stato piacevole.
Le parole di Touya lo dissuasero dal farlo: “il mio ruolo in questa storia non cambia,” disse, appoggiando la fronte al muso di Dabi. “Sono uno dei due fanciulli che ha ucciso il Re Demone, sono uno dei due Principi Neri. La guerra non fermerà ora che abbiamo tutti un nemico comune. Al contrario, i due schieramenti impiegheranno tutte le forze per mettere Tenko o Izuku sul trono, prima che Lord Hisashi faccia di nuovo sua la corona che gli è stata sottratta.”
Shouto inspirò aria dal naso fino a gonfiarsi il petto, ma non bastò a placare la rabbia che gli crepitava nel petto.
“Quindi vuoi assecondare questa follia fino alle fine?” Domandò, deluso ma non sorpreso. “Se unissimo le forze-“
“I Draghi non uniscono le forze,” lo interruppe Touya, sollevando la testa per guardarlo dritto negli occhi. “Per loro vale la legge del più forte.”
“Ma anche quella dell’onore e del rispetto.” Shouto si decise a stringere il braccio del fratello e le loro fiamme si fusero, assumendo un colore violaceo. “Guarda, Touya. Il fuoco ci distrugge solo se glielo permettiamo. Lo stesso vale per i Figli dei Draghi. Se i Todoroki, i Bakugou e gli Shigaraki si unissero contro il Re Demone-“
Touya non gli permise di finire il discorso di nuovo, questa volta con una risata sarcastica.
“Continua a sfuggirti il nostro ruolo nella storia, fratellino,” disse, scostandosi per non farsi toccare. Dabi seguì il suo movimento, continuando a respirare a grande aspirate il suo odore, con il naso premuto contro il suo grembo.
Le fiamme del più giovane erano tornate rosse e quelle del maggiore erano di nuovo blu.
“Katsuki e Izuku convoleranno a giuste nozze, unendo le Casate dei Bakugou e degli Shigaraki. Loro saranno i nemici di Tenko per la corona che, un tempo, era di Lord Hisashi, detto All For One o Re Demone. Non restiamo che io,” Touya indicò se stesso, puntandosi l’indice sopra il cuore, “e te.” Allungò il braccio avvolto dalle fiamme blu per prendere tra le dita il mento del quindicenne.
Shouto lo guardò dritto negli occhi.
“E a te non importa niente della corona,” disse.
Touya scrollò le spalle.
“Quella degli Shigaraki non è affar mio.”
“E vuoi bruciare quella Todoroki fino a fonderla, non è così?” Shouto non aveva bisogno di una risposta. “Non è questione di potere o onore… C’è solo vendetta nel tuo cuore, vero?”
Touya smise di toccare Dabi per esaurire completamente la distanza tra loro. Erano alti uguali, ma Shouto si sentiva più piccolo.
“A te però è concessa una mossa in più, fratellino,” disse, tracciando la linea dello zigomo in parte ustionato con la nocca dell’indice. “Che tu combatta al mio fianco o perisca per mia mano, nostro padre soffrirà ugualmente.”
Shouto si fece indietro, scottato dalle fiamme blu.
“In virtù della maledizione che ci lega entrambi,” disse Touya, appoggiando il braccio sulla testa del suo maestoso Drago nero. “Ti concederò il privilegio di decidere-“
“La mia lealtà è per i miei amici.” Fu il turno di Shouto di zittirlo. “E tu sei un alleato di Tenko. Non me ne faccio nulla delle tue concessioni, sapevo per cosa combattere fin dal principio!”
Il quindicenne superò suo fratello, urtandogli volutamente la spalla. Le fiamme rosse che gli avvolgevano il braccio sinistro non si estinsero fino a che non fu fuori dal Nido del Drago.

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