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CowT 13. Week 2
M2: Incendio


Era una sensazione strana.
Hawks avrebbe osato dire che era quasi disturbante.
Era ormai una settima che si svegliava nel cuore della notte medico di sudore, con la t-shirt appicciata addosso come una seconda pelle. Lo detestava. Non solo le sue poche ore di sonno quotidiano non erano più riposanti, ma c’era anche un nervosismo in sottofondo che gli impediva di essere il solito Hero Number Two vivace, sempre sorridente e un po’ sbruffone.
Non era una questione di aggressività, riusciva a essere cortese con le altre persone, ma non c’era proprio verso che riuscisse a stare fermo. Consumava i suoi pasti in piedi o addirittura in volo. Era certo che se fosse stato costretto a stare seduto per più di dieci minuti, magari durante una riunione della Commissione, ne sarebbe uscito pazzo.
E poi c’era il caldo, tanto caldo. Un caldo che le temperature esterne non potevano giustificare: era a stento primavera.
Era come se il suo corpo stesse andando a fuoco in un modo che non aveva nulla a che fare con un’innalzamento anomalo della temperatura. Per sua natura, Hawks tendeva a essere sempre più caldo delle altre persone, ma si ammalava come tutti. Non era quello il caso. Sintomi d’influenza non ne aveva e nemmeno la debolezza che essa portava. Al contrario, era tanto carico di energia da non sapere che farsene.
Aveva un fuoco dentro, una forza poi propulsione che quasi lo faceva sospettare gli stessero dando degli stupefacenti contro la sua volontà.
Poi calava la sera e mentre Hawks provava a combattere quella calura di cui soffriva solo lui sedendosi in balcone, chiamava Touya. E il delirio raggiungeva tutto un altro livello.
La voce del giovane Todoroki bastava a togliergli il respiro, ad accelerare i battiti del suo cuore al punto che a Hawks veniva il dubbio gli stesse per venire un infarto - a ventiquattro anni, senza cardiopatie. E mentre stava lì, agonizzante, ma con i pantaloni che divenivano sempre più stretti all’altezza del cavallo, Touya faceva discorsi decisamente poco erotici del tipo: “cinquant’anni e non sa fare nemmeno la lavatrice, il Number One!”
E, in lontananza, Endeavor rispondeva: “ne ho quarantasette di anni!”
Davvero… Nulla di quello che stava accadendo dall’altro capo della linea poteva giustificare una simile reazione da parte di Hawks. Lui e Touya non si vedevano che da pochi giorni, non era un tempo sufficiente a una simile reazione al solo udire il tono perennemente annoiato della sua voce.
“Touya, ti devo richiamare,” era la conclusione di ogni telefonata.
E allora correva sotto la doccia, spostava il miscelatore in direzione dell’acqua fredda e tentava di rimediare al disagio come nemmeno a quindici anni era mai stato costretto a fare. Non funzionava. Mai. E allora era costretto a cercare di accontentarsi da solo, solo per ritrovarsi più scontento di prima.
Un’intuizione su quanto gli stava accadendo gli venne una mattina, mentre andava in onda il primo notiziario del giorno. Uno dei servizi di chiusura era dedicato alla primavera in anticipo che aveva colpito il Giappone quell’anno. Temperature più alte della media, ciliegi in fiore troppo presto e movimenti migratori un poco sballati.
“Movimenti migratori… Primavera in anticipo…” Ripeté, con la tazza del caffè sospesa a mezz’aria.
Improvvisamente, tutto aveva un senso.
No, in ventiquattro anni di vita non gli era mai capitato di avere un incendio dentro con l’arrivo della stagione calda - e poteva tristemente considerarsi un esperto dell’andare a fuoco - ma ora aveva una vita diversa, un circolo - molto ristretto ma molto importante - di affetti e un posto in cui aveva voglia di tornare da chiamare casa. Una sorta di nido, tanto per rimanere in tema.
E la soluzione al suo problema era proprio da ricercarsi lì, in quel posto sicuro, dove c’era Touya.
Fu Shouto ad aprirgli la porta di casa Todoroki.
“Papà non c’è.” Fu la prima cosa che gli disse, lasciandolo entrare. “Touya è nella lavanderia.”
Hawks adorava quel ragazzino: mezzo minuto e gli aveva dato le uniche che informazioni che gli servivano. Attraversò la sala da pranzo e la cucina quasi saltellando e quando si affacciò nel piccolo locale adibito alla gestione del bucato, Touya era inginocchiato a terra e stava svuotando il cesto della biancheria dentro la lavatrice.
Hawks non si era fermato a riflettere abbastanza sull’effetto che essere nella stessa stanza col suo compagno potesse fargli, ma ormai l’incendio poteva divampare e consumarlo completamente. Non gli importava, sarebbe rinato dalle sue ceneri tra le braccia di Touya,
Touya, che, tanto per cambiare, era troppo arrabbiato per essersi accorto di lui, ma che era così desiderabile in quella cornice domestica.
“È come l’inizio di un film porno…”
Hawks si rese conto di averlo detto davvero solo quando gli occhi turchesi incontrarono i suoi. Le labbra imbronciate di Touya sbocciarono in un sorriso e, niente, il mondo poteva anche finire lì, in quel momento.
“Keigo…”
Il suo nome pronunciato dalla voce del Todoroki bastò a provocargli un brivido che gli fece drizzare tutti i peli del corpo e non solo quelli.
“Non sapevo saresti tornato ogg-“ Touya corrugò la fronte. “Ma che hai?”
Sì, Hawks doveva versare in uno stato davvero miserabile. Non dormiva bene da dieci giorni ed era su di giri d’altrettanto tempo. Era anche sudato in maniera vergognosa e qualcosa nel modo in cui Touya lo guardava gli suggeriva che doveva avere l’espressione di un maniaco. Si passò una mano tra i capelli biondi perché, nulla fuga di volare fino a lì, la frangia gli ricadeva davanti agli occhi in maniera scomposta. Sebbene l’istinto da rapace gli stesso urlando prendi e fai tuo s’impose un po’ di contegno, quanto bastava per mettere Touya al corrente della situazione.
“Confesso di essere in imbarazzo.” Nonostante l’euforia che gli faceva passare il peso del corpo da un piede all’altro, lo era davvero. “Non mi è mai successo prima.” Gli scappò una risata nervosa. “Ma sei stato tu il primo a darmi del represso e avevi ragione. Penso che questo sia uno degli effetti del lasciarsi andare.”
Touya si alzò in piedi e chiuse l’oblò della lavatrice, nonostante il cesto della biancheria fosse ancora mezzo pieno.
“Sei ubriaco?” Domandò, divertito.
No, ma Hawks si sentiva come se lo fosse.
“Sto andando a fuoco…” Ribatté.
Touya inarcò le sopracciglia chiare.
“Keigo, sul serio, che cosa ti sei calato?”
Non era più tanto divertito.
“Ascoltami, per favore, mi sento già abbastanza ridicolo così.” Hawks gli arrivò davanti, deciso a non mettergli le mani addosso prima di avergli dato una spiegazione e aver avuto conferma che l’altro era disposto a essere la soluzione al suo problema. “C’è un incendio in corso qui dentro,” aggiunse l’Hero, indicando tutto il suo corpo, da capo a piedi. “Ho bisogno che mi aiuti a spegnerlo.”
Come era prevedibile, Touya rise.
“Penso che tu stia chiedendo al Todoroki sbagliato. Io sono il figlio più grande, quello che gli incendi li impicca.”
“Infatti è colpa tua.”
“Prego?”
“È primavera,” riuscì a dire Hawks, guardandolo dritto negli occhi. “Io sono un rapace ed è primavera.”
Touya era intuitivo e bastò un istante perché la sua bocca disegnasse una O perfetta, gli turchesi brillanti di stupore e delizia.
Hawks arrossì come un ragazzino alle prime armi. “Non mi è mai successo prima,” disse per la seconda volta. “Ma sei il primo amante con cui ho una relazione stabile, sentimentale e-“
“Hai una tale voglia di scopare che ti faresti il mondo, ma mi ami abbastanza da essermi fedele?” Touya incrociò le braccia contro il petto, appoggiandosi alla lavatrice.
Perché capiva sempre come gli pareva a lui?
“Non hai capito.” Hawks appoggiò entrambe le mani sulla lavatrice, ai lati del suo corpo, così da sbarrargli ogni via di fuga. “Voglio fare l’amore fino a essere completamente ubriaco di te. Te, solo te. La tua voce è sufficiente a farmi perdere la testa e se non ti bacio ora forse succederà davv-“
Fu proprio con un bacio che Touya lo zittì, poi gli afferrò l’orlo della maglietta umida di sudore e gliela tolse. Hawks gli fu subito addosso, lo spinse sulla lavatrice, mentre le divorava con foga. Promise a se stesso che la seconda volta sarebbe stata più lenta, affettuosa, ma ora il bisogno aveva la meglio. Tra un bacio e l’altro cercò il bottone dei jeans e glieli sfilò ma quando tornò su di lui, Touya gli premette una mano contro il petto.
“Aspetta…”
Se avesse appiccato di nuovo fuoco alle sue ali, avrebbe fatto meno male, ma Hawks non si sarebbe mai permesso d’imporsi con la forza. Si fece indietro, Touya scese dalla lavatrice e gli sfilò il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni senza chiedergli il permesso.
“Che cosa fai?” Domandò l’Hero confuso, ancora intontito da quel desiderio opprimenti che non riusciva proprio ad appagare.
Touya gli rivolse un sorrisetto, poi prese una generosa - forse un po’ troppo - somma di denaro e gli rese il portafogli.
“Shouto!” Chiamò, uscendo dalla lavanderia.
Hawks rimase fermo dov’era.
La voce di Shouto lo raggiunse da distante, forse dal salotto. Rideva.
“Smettila di fare lo stronzetto!” Lo rimproverò Touya. “Prendi questi, chiama Izuku e il cretino, andate al cinema, a mangiarvi una cosa, prendete una stanza in un hotel a ore… Quello che ti pare, ma non tornare prima che papà finisca il turno.”
“E me lo stai chiedendo in mutande, mentre Hawks è ancora nella lavanderia.”
“Non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando. Fila!”
Sì, Hawks adorava quel ragazzino. Uscì di casa senza fare storie o battute ulteriori.
Quando tornò da lui, Touya le mutande non le aveva più.
“Occupiamoci di questo incendio, prima che quelle belle ali divengano cenere.”
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